Tre serate online dedicate al “Padre nostro”

Un percorso alla riscoperta della preghiera di Gesù

Da domenica 29 novembre 2020, ogni volta che pregheremo il Padre nostro saremo invitati a farlo secondo la nuova traduzione “… rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci abbandonare alla tentazione, ma liberaci dal male”.
A differenza di ciò che si legge in alcuni articoli di giornale e su certi siti internet, non si tratta di una bizzarria di Papa Francesco, quasi che avesse deciso all’improvviso e arbitrariamente di “cambiare” una preghiera “che si è sempre detta in questo modo”. Questa scelta al contrario è il frutto di un ampio lavoro di revisione della traduzione dal latino e dal greco, la cui origine risale al 1988 quando Papa era Giovanni Paolo II.
Circa l’opportunità di sostituire l’infelice “non ci indurre in tentazione” – quasi che il Padre spingesse o ci persuadesse a compiere il male – con “non ci abbandonare alla tentazione”, si trovarono d’accordo sia il card. Martini e sia il card. Biffi, non sempre in sintonia su tematiche bibliche, oltreché l’Assemblea della Cei nel lontano 2002. Con l’introduzione del nuovo Messale – cioè dopo aver rimesso mano nel corso degli ultimi anni alla traduzione di alcune parti del rito della Messa, di orazioni e preghiere – dalla prima domenica di Avvento entrerà quindi in uso anche la nuova traduzione del Padre nostro.

Gli Uffici di Pastorale Familiare delle diocesi di Cuneo e di Fossano hanno fatto proprio un percorso di rilettura della preghiera di Gesù, inizialmente pensato all’interno del progetto “L’anello perduto”: data l’impossibilità di incontrarsi di persona, le serate sono state proposte in diretta streaming sul canale Youtube della diocesi di Cuneo-Fossano dove tutt’ora si trovano i video.

Don Marco Gallo nella serata di lunedì 16 novembre ha contestualizzato il Padre nostro nel Vangelo di Luca e di Matteo, ed è passato frase per frase ad offrire risonanze inedite. “Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Dacci oggi cioè: un giorno alla volta. Come la manna nel deserto che non si può accumulare. Oggi sono chiamato ad essere fedele: posso esserlo per sempre solo se oggi lo sono; non vivo di rendita nel campo degli affetti. Dacci oggi. E poi ancora oggi”.

Lunedì 23 novembre don Claudio Margaria ha  offerto una riflessione sul tema della tentazione, riletta così come Gesù Cristo l’ha vissuta. “La tentazione è distorsione possibile dell’umano. Nel deserto, Gesù si trova a avere a che fare col ‘sentire fame’, cioè abita quella mancanza; non fa dipendere la verità di una relazione dai gesti che dovrebbero dimostrarla. ‘Non abbandonarci alla tentazione’, cioè il Padre buono potrà condurci nell’attraversarla”.

Lunedì 30 novembre la prof.ssa Sonia Ristorto ha concluso il breve percorso. “Gesù ci insegna a rivolgerci a Dio chiamandolo “Padre”. Ma davvero è così facile credere che Dio abbia il volto di Padre, quando – guardando alla nostra vita, alla vita di chi ci sta accanto, al modo in cui va il mondo – scorgiamo continuamente sofferenza, ingiustizia, fallimento, morte? Davvero è così facile dire “come noi li rimettiamo ai nostri debitori”, quando ci accorgiamo che ricevere o dare perdono è sopra la nostre forze? Cosa significa nella concretezza complessa della nostra vita pregare con la preghiera che Gesù ci ha insegnato?”.