Quando fare la Comunione non basta

Un incontro con don Marco Gallo

Nell’intervista pubblicata all’indomani della sua morte dal Corriere della Sera, il card. Martini diceva: «La domanda se i divorziati possano fare la comunione, andrebbe capovolta: come può la Chiesa arrivare in aiuto con la forza dei sacramenti a chi è in situazioni familiari complesse?». È sulla scia di questa di questa sollecitazione che sabato 11 maggio alle ore 20.45 presso i locali del Seminario di Fossano, don Marco Gallo, docente di sacramentaria all’Istituto Teologico, offrirà un contributo alla riflessione su un tema di così delicato profilo. Se infatti, da una parte, le indicazioni della Chiesa, invitano coloro che dopo una separazione e un divorzio si sono riaccompagnati, a non accostarsi ai sacramenti, pur garantendo loro piena cittadinanza nella comunità cristiana, è altrettanto vero che come si è registrato nella recente ricerca sociologica realizzata in Diocesi, neanche 2 cristiani praticanti su 10 a Fossano ritengono possibile una vita spirituale autentica senza ricevere la Comunione e senza accostarsi alla Riconciliazione.

L’intervento di don Gallo metterà a fuoco come la buona relazione con Dio, si realizzi per tutti nella celebrazione dei sacramenti e dalla “vita da vivere” che da essi scaturisce, senza necessariamente tagliare fuori da questo dono e compito coloro che per vari motivi (non solo divorziati risposati o conviventi) non si accostano alla Comunione, accennando anche a quella che può definirsi una deriva sociologica del problema (“per essere bravi cristiani bisogna confessarsi e fare la comunione: se lo faccio sono a posto, se non posso farlo niente ha valore”; oppure “tutti fanno la comunione, e perché io no?”).

Mentre continuano ad arrivare al Papa da molti Vescovi richieste per un ulteriore studio e approfondimento di un problema così complesso in vista di una soluzione, verranno anche presentati gli elementi positivi e i limiti di alcune proposte che stanno facendo discutere teologi, moralisti ed esperti nel campo matrimoniale, segno di una Chiesa che non si stanca di tracciare vie di misericordia. Come ha scritto un cardinale argentino, ora Vescovo a Roma[1]: “La città odierna è relativista (tutto è valido), e forse a volte cadiamo nella tentazione di pensare che, per non discriminare, per includere tutti, sia necessario “relativizzare” la verità. Non è così. Il nostro Dio che vive nella città, nella cui vita si coinvolge, non discrimina ne relativizza, la sua verità è quella dell’incontro che scopre volti, e ogni volto è unico. Includere persone con volti e nomi propri, non implica relativizzare valori né giustificare antivalori; al contrario, non discriminare e non relativizzare implica avere la fortezza per accompagnare i processi e la pazienza del fermento che aiuta a crescere. La verità che accompagna è quella che mostra percorsi futuri più che giudicare le chiusure del passato”.

La serata si svolge in collaborazione con gli Uffici Famiglia delle Diocesi di Fossano-Cuneo, Mondovì e Saluzzo; l’ultimo appuntamento di questo anno pastorale non sarà come previsto sabato 8 giugno, ma verrà anticipato a sabato 1 giugno, alle 17.30, in fraz. San Sebastiano di Fossano dove ci sarà la consueta verifica delle attività svolte, e il lancio di idee e proposte per la  programmazione futura; per la cena, l’equipe offrirà una grigliata di carne, mentre ciascuno potrà portare dolci o salati (è necessario iscriversi telefonando al numero sotto indicato).


[1] Dios en la ciudad © SAN PABLO, Buenos Aires (Argentina), 2013 (saluto iniziale al Primo Congresso di Pastorale Urbana della regione di Buenos Aires, tenuto il 25 agosto 2011 dall’allora arcivescovo Bergoglio)

Introduzione di Paolo

La traccia dell’incontro

Articolo La fedeltà post incontro