“L’Anello perduto”, un percorso di pastorale familiare per condividere la vita

Uno spazio di incontro per persone separate sole e coppie unite in matrimonio civile o conviventi

Offrire un’attenzione particolare a coloro che hanno visto naufragare il proprio matrimonio, uomini e donne la cui sensazione è di essere “fuori” dalla Chiesa, oggetto di un giudizio malevolo da parte di un buon numero di cristiani, e con addosso una sorta di “risentimento” circa le indicazioni del Magistero a proposito di riconciliazione, comunità e Comunione.

Stiamo parlando de “L’Anello perduto”, un progetto pastorale nato nel 2009 nella Diocesi di Fossano, fortemente voluto dall’allora vescovo Giuseppe Cavallotto, poi ripreso e sostenuto dal suo successore Piero Delbosco, diventando parte integrante della Pastorale familiare diocesana. Un cammino nato quindici anni fa, a partire da alcune esigenze pastorali che cercavano di dare corpo alla “Chiesa in uscita”, una delle parole chiavi del pontificato di Papa Francesco. Un cammino che avrebbe trovato compimento e una cornice teologico-pastorale nella “Amoris Laetitia”, l’esortazione apostolica pubblicata nel 2016 dopo i due Sinodi sulla famiglia. Ad animare “L’Anello perduto” è il diacono Paolo Tassinari con la moglie Sandra insieme ad una equipe di persone sensibili a questi temi, comprese alcune che hanno vissuto in prima persona la separazione dal coniuge. Pur avendo proposte comuni, in quanto stati di vita del tutto differenti, i percorsi sono distinti e rivolti a persone separate sole e a coppie in nuova unione.

“Ogni anno una quindicina di persone separate o divorziate sole, che cioè non hanno attiva una nuova relazione di coppia – spiegano – sono accompagnate da una formatrice in un itinerario di alcune serate, per mettere a fuoco temi come: l’elaborazione e la consapevolezza nei processi di cambiamento; l’autostima e l’importanza della fiducia in sé e negli altri per ripartire… Accanto a questo percorso base ci sono altre iniziative: pomeriggi di laboratori a tema e di condivisione, celebrazioni della Parola, cineforum, incontri sulla gestione dei figli, momenti di convivialità e sensibilizzazione nelle parrocchie”.

Circa le coppie in nuova unione, cioè unite in matrimonio civile o conviventi, un primo gruppo nato nel 2010 ha compiuto un cammino mensile e, grazie alle indicazioni presenti in Amoris Laetitia, ciascuno ha riscoperto l’appartenenza alla comunità cristiana, ed alcuni sono ritornati alla Comunione durante la Messa domenicale. In questo anno pastorale si è dato avvio ad un nuovo percorso per coppie in nuova unione al quale chiunque può aggiungersi. Mettersi a servizio di queste persone, è uno dei compiti propri dell’Ufficio famiglia chiamato a declinare “di volta in volta e volto per volto” la buona notizia che il Vangelo è per tutti”.

“I frutti di queste esperienze sono veder rifiorire tante persone conosciute in momenti critici della loro vita – sottolineano Paolo e Sandra -: alcune hanno riscoperto la fede e ritrovato una certa serenità, altre faticano a slegarsi dal passato, e altre ancora stanno ricostruendo una nuova relazione”.

Tra i momenti più significativi, va ricordata l’udienza con Papa Francesco, proprio nei giorni in cui veniva pubblicata “Amoris Laetitia”. Quell’esperienza si concretizzò in seguito ad una lettera inviata al santo padre da alcune persone che stavano vivendo l’esperienza. “Il 6 aprile 2016, accompagnati dal Vescovo Piero Delbosco, eravamo in piazza san Pietro – ricorda con emozione Paolo Tassinari -; al termine dell’udienza generale, il Papa si era avvicinato ai separati/divorziati, alle coppie in nuova unione e ai nostri figli, stringendo mani e benedicendo una fede nuziale che gli era stata posta all’attenzione: era il nostro “anello perduto”.