«Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete»

Battesimo del Signore

Is 55,1-11; Is 12,2-6; 1 Gv 5,1-9; Mc 1,7-11.

 

Il profeta Isaia si fa portavoce del Signore che invita ad andare a Lui: «O voi tutti assetati, venite all’acqua, venite, comprate senza denaro, senza pagare vino e latte».

Se siamo assetati di senso, di speranza, la Parola di Dio si offre come una sorgente infinita.

«Cercate il Signore, mente si fa trovare»: come abbiamo visto in questi giorni, Dio parla, Dio si mostra, si fa trovare. Se abbiamo sete della sua Parola, lo possiamo trovare.

La richiesta di perdono all’inizio della Messa è un riconoscere che nella vita spesso ci allontaniamo da quella sorgente d’acqua che è Dio e la sua Parola. E Dio che dice all’uomo: «Ritorna a me, ritorna al Signore che avrà misericordia, ritorna al nostro Dio che largamente perdona».

Immagino il Padre della parabola narrata nel vangelo di Luca che lascia andare il figlio più giovane e nel suo cuore ripete le stesse parole ascoltate dal profeta Isaia: «Ritorna, figlio, da me che largamente perdono».

L’incontro con la Parola di Dio allarga gli orizzonti, apre la mente, il cuore.

Come i Magi che a Betlemme capiscono che Dio è diverso da come se lo immaginavano: «Le mie vie – si legge nel profeta Isaia – non sono le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri». Dio è diverso da come noi lo immaginiamo. Solo in ascolto del suo rivelarsi possiamo comprendere questa differenza.

Per questo, tale diversità non va scrutata in chissà quali pensieri, chiudendo gli occhi e spremendo le meningi. La diversità dei pensieri di Dio è visibile, in modo definitivo, nella storia di Gesù: «Dio nessuno l’ha mai visto. Il Figlio c’è lo ha rivelato».

Chi se lo immaginava un Dio che si mette in fila con i peccatori, che non cerca privilegi? E poi un Dio che accetta l’apparente sconfitta della croce, il lasciarsi tradire dai suoi.

L’immagine di pensieri di Dio come distanti dai nostri, può mettere anche un po’ di paura. Ma san Giovanni ci dice che «i comandamenti di Dio non sono gravosi».

Veramente è così.

Sperimenti spesso che prendendo le distanze da Dio, dalla sua Parola, all’inizio quella soluzione sembra offrire libertà, poi con il tempo ti accorgi che c’è più libertà e pace nella sequela del Vangelo. La Parola di Dio è data perché l’uomo viva, sia libero, contento.

Nella preghiera del Ti adoro si dice: «Ti adoro, mio Dio… ti ringrazio di avermi fatto cristiano».

La festa del Battesimo del Signore è anche un invito a riflettere sul nostro battesimo. Su ciascuno di noi è risuonata la voce di Dio che ha detto: «Tu sei mio figlio, io ti amo come un figlio, cioè fedelmente, e voglio trovare compiacimento, gioia in te, in tutta la tua vita».  E lo Spirito, sceso insieme alla voce, resta in noi e ci ricorda questa parola di Dio, ci dà la forza di rispondere con tutta la nostra vita al «Ti amo come un figlio», detto a ognuno di noi da Dio stesso.

Il ringraziare per essere cristiano passa anche attraverso queste cose: l’avere una Parola di Dio con la quale confrontarsi, una sorgente d’acqua fresca; l’incontro con un Dio che largamente perdona, che ti ama come un figlio e i suoi comandamenti ti sono offerti per la tua gioia, la tua pace.

 

 

 

Immagine: Margareth Dorigatti, Battesimo del Signore.