Questo il tema proposto da papa Francesco per la XXXI Giornata che si celebra sabato 11 febbraio.
Nella stagione ecclesiale dove l’invito è quello di camminare insieme, anche la riflessione su un elemento costitutivo dell’umano come la malattia è affrontato dal Papa in modo sinodale per riflettere sul fatto che «proprio attraverso l’esperienza della fragilità e della malattia possiamo imparare a camminare insieme secondo lo stile di Dio, che è vicinanza, compassione e tenerezza».
Come immagine biblica di fondo, il Papa continua a fare riferimento alla parabola del Buon Samaritano scelta nell’enciclica Fratelli tutti come cardine, punto di svolta, per poter uscire dalle «ombre di un mondo chiuso» e «pensare e generare un mondo aperto» (cfr n. 56).
La malattia è un evento che spiazza, davanti al quale si è sempre impreparati e che non di rado genera solitudine. «Ecco perché – scrive il Papa – è così importante, anche riguardo alla malattia, che la Chiesa intera si misuri con l’esempio evangelico del buon samaritano, per diventare un valido “ospedale da campo”: la sua missione, infatti, particolarmente nelle circostanze storiche che attraversiamo, si esprime nell’esercizio della cura. Tutti siamo fragili e vulnerabili; tutti abbiamo bisogno di quell’attenzione compassionevole che sa fermarsi, avvicinarsi, curare e sollevare. La condizione degli infermi è quindi un appello che interrompe l’indifferenza e frena il passo di chi avanza come se non avesse sorelle e fratelli».
La Giornata Mondiale del Malato non invita soltanto alla preghiera e alla prossimità verso i sofferenti; essa, nello stesso tempo, mira a sensibilizzare il popolo di Dio, le istituzioni sanitarie e la società civile a un nuovo modo di avanzare insieme. La profezia di Ezechiele citata dal Papa all’inizio del Messaggio contiene un giudizio molto duro sulle priorità di coloro che esercitano sul popolo un potere economico, culturale e di governo: «Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge. Non avete reso forti le pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete andati in cerca delle smarrite, ma le avete guidate con crudeltà e violenza» (34,3-4). La conclusione della parabola del Buon Samaritano, infatti, ci suggerisce come l’esercizio della fraternità, iniziato da un incontro a tu per tu, si possa allargare a una cura organizzata. La locanda, l’albergatore, il denaro, la promessa di tenersi informati a vicenda (cfr Lc 10,34-35): tutto questo fa pensare al ministero di sacerdoti e religiose, al lavoro di operatori sanitari e sociali, all’impegno di familiari e volontari grazie ai quali ogni giorno, in ogni parte di mondo, il bene si oppone al male.
«Abbi cura di lui» (Lc 10,35) è la raccomandazione del Samaritano all’albergatore. Gesù la rilancia anche ad ognuno di noi, e alla fine ci esorta: «Va’ e anche tu fa’ così».
«Anche l’11 febbraio 2023 – conclude papa Francesco – guardiamo al Santuario di Lourdes come a una profezia, una lezione affidata alla Chiesa nel cuore della modernità. Non vale solo ciò che funziona e non conta solo chi produce. Le persone malate sono al centro del popolo di Dio, che avanza insieme a loro come profezia di un’umanità in cui ciascuno è prezioso e nessuno è da scartare. All’intercessione di Maria, Salute degli infermi, affido ognuno di voi, che siete malati; voi che ve ne prendete cura in famiglia, con il lavoro, la ricerca e il volontariato; e voi che vi impegnate a tessere legami personali, ecclesiali e civili di fraternità. A tutti invio di cuore la mia benedizione apostolica».
Il vescovo Piero sabato 11 febbraio visiterà la Casa di riposo Santo Spirito in Limone Piemonte e celebrerà l’Eucaristia alle ore 16, amministrando il Sacramento dell’Unzione degli Infermi a tutti gli ospiti.
Il materiale offerto per la Giornata è disponibile presso la Curia diocesana.
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