«Tutto è pronto, venite!»

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario

Is 25,6-10; Sal 23 (22); Fil 4,12-14.19-20; Mt 22,1-14

 

Un uomo si perse nel deserto. L’acqua stava per finire e arrivava la sera. «Mi corico – pensò – così domattina berrò questa poca acqua e riprenderò a cercare». Al sorgere del sole, bevve l’acqua rimasta e partì. Vagò per tutta la giornata, finché nel tardo pomeriggio intravvide la sagoma di un uomo, gli si avvicinò ansimando e disse:

– Acqua, acqua…

 – Io non ho acqua, io vendo cravatte – replico quell’altro – compra una cravatta.

– No, acqua!

L’altro insistette:

– Vendo cravatte, compra una cravatta.

Non la comprò.

Camminò ancora, finché riuscì a trascinarsi fino alle soglie di un albergo. Bussò alla porta, uscì il portiere e l’uomo, con un filo di voce, lo supplicò:

– Acqua!

Il portiere rispose:

– Spiacente signore, qui si entra solo con la cravatta.

Non so se questa narrazione ha qualcosa a che fare con la parabola.

Può darsi. Certo, per Gesù il regno di Dio non è simile a un deserto, ma a un re che ha un gran voglia di condividere la sua gioia: si sposa suo figlio, e lui desidera che sia festa per tutti gli invitati. Li manda a chiamare. Colpo di scena: quelli non ci vanno. Ma come! Si magia e si beve senza spesa per qualche giorno, ci si riposa dalla fatica quotidiana nei campi, dall’incurvarsi sulle reti da pesca, e voi rifiutate? E un’ulteriore “no” seguirà ad un secondo invito.

Che storia sta raccontando Gesù?

Sta mettendo in scena una realtà assurda. Una strategia narrativa per dire che anche Lui si trova a vivere una situazione un po’assurda: “Io sono venuto in mezzo – poniamo questo pensiero in bocca al Figlio dell’uomo – a voi per invitarvi ad un banchetto di grazia, sono qui per raccontarvi di un mondo più ampio di quello in cui vi siete rinchiusi, di una vitalità divina fuori dai vostri schemi. Proprio per questo cogliete l’occasione, accogliete l’invito di questo gran Re che il suo banchetto lo offre a tutti, buoni e attivi, e con tutti vuole condividere la sua gioia”.

Annuncio di un volto divino che sembra un di più sviante per il nostro già saputo, una cravatta sbagliata e non necessaria per chi invece ha solamente sete.

Gesù mostra una convinzione: il suo è il tempo dell’urgenza. Se non lo riconosci, se frapponi indugio, il dono ti sfugge e altri ti subentreranno a sedersi al gran banchetto. Rispondi tu, sennò te ne sta fuori.

Accogliere il pensiero su Dio e sull’uomo portato da Gesù significa anche, per usare l’immagine con cui Gesù chiude la parabola, rivestirsi di un altro abito, di un’altra umanità.

Qualche esegeta dice che nel I secolo, all’ingresso di matrimoni prestigiosi, fosse distribuita agli invitati una veste di pregio, per rendere più ricco e fastoso il convito. Uno dei presenti avrebbe quindi, nel racconto di Gesù, varcato la soglia rifiutando di cambiarsi d’abito. Il re entra nella sala a salutare i convitati, e il suo sguardo inchioda il renitente, che si autoesclude dalla gioia condivisa.

Si può riconoscersi discepoli di Gesù ma ritardare ancora il sì al suo invito, oppure dire di sì senza però essersi ancora rivestiti dell’abito da festa, ancora lontani dallo sguardo e dal pensiero di quel Re che inviata alla festa.