2 Re 4,42-44; Sal 144; Ef 4,1-6; Gv 6,1-15
La moltiplicazione dei pani è un evento che si è impresso in modo indelebile nei discepoli, infatti è l’unico miracolo raccontato in tutti i vangeli.
Più ancora che un miracolo, è un segno: cioè un evento decisivo per comprendere Gesù.
Il Signore riesce a far diventare cibo per un’immensa folla di persone pochi pezzetti di pane e di pesce. Ma la bellezza di quel segno non sta tanto nel fatto che egli moltiplica del cibo, ma che moltiplica la disponibilità di alcuni a prendersi cura della fame altrui. E questo non è poco: aiutare qualcuno ad andare oltre la propria fame, affinché tutti siano saziati.
Nell’ultima cena Gesù va oltre la propria vita e anche oltre la propria morte. Il pane spezzato dell’eucaristia è il pane che aiuta i discepoli ad andare oltre la propria vita, in favore della vita altrui.
Sarà sempre poco quello che il discepolo può portare, ma se sia ha il desiderio di ascoltare una parola di speranza per altri quella parola arriverà anche a lui; se si desidera che altri abbiano cibo, i discepoli verranno abbondantemente nutriti. San Paolo scriveva che «chi viene soltanto per mangiare, mangi a casa sua» (1 Cor 11, 34).
Quello che il discepolo porta per altri, già si moltiplica, se no, se non c’è nulla da moltiplicare per altri anche il nostro poco serve a poco.
Non è necessario che tutti abbiano le sporte piene di pani e di pesci. Basterebbe qualcuno.
A trattenere dal dare, sovente, non è l’egoismo, ma la sfiducia: il timore che, tanto, non serva a nulla, il timore che ciò che siamo in grado di offrire, appaia inutile. Vediamo la miseria di ciò che abbiamo e di ciò che siamo; e vediamo d’altra parte la smisuratezza delle attese, dei desideri o dei bisogni dell’altro.
«Ma che cos’è questo per tanta gente?»: la domanda del discepolo/i rivela la mancanza radicale, quella della fede, unica risorsa che consenta alla vita dell’uomo di non mancare mai di ciò che è essenziale per vivere.
«Questi è davvero il profeta, colui che deve venire nel mondo»?: la gente non aveva capito il segno, aveva soltanto mangiato il pane e si era saziata. Venivano a prendere Gesù per farlo re: non avevano imparato a credere e a sperare a ciò che Dio preparava per chi si fidava di Lui.
«E il Signore si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo».
Il conservare il già saputo, l’esistente senza aprirsi alla novità del Dio di Gesù Cristo è uno dei motivi della rassegnazione incredula che non fa mettere a disposizione di altri il poco che si ha.
Immagine: Terra Santa, Tabga: il mosaico della moltiplicazione dei pani e dei pesci.