«Tu sei il Cristo»

XXIV domenica del tempo ordinario

Il vangelo di domenica scorsa presentava la guarigione di un sordomuto: Gesù per guarirlo gli pone le dita negli orecchi, quasi a renderli capaci di ascolto. Il profeta Isaia dice che il Signore si è comportato con lui allo stesso modo: «Mi ha aperto l’orecchio» e continua: «io non ho opposto resistenza». (Is 50,5)

Isaia ha lasciato che Dio gli parlasse.

Dal vangelo di questa domenica possiamo immaginare Gesù che ci apre gli orecchi per dire: «Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà». E il discepolo, può rispondere come Isaia: «non oppongo resistenza a questa prospettiva di vita».

Anche se non è facile. Pietro dimostra che non la accetta, così come non accetta che questa sia la prospettiva per il suo Maestro. Il testo di Marco 8 si trova a metà del primo vangelo: è la cosiddetta «svolta di Cesarea di Filippo» dove Gesù fa il suo primo annuncio della passione. Annuncio preceduto dalla domanda: «La gente chi dice che io sia?». E poi, rivolto ai discepoli: «Ma voi, chi dite che io sia?».

Per comprendere quest’epi­sodio, si dovrebbe includere anche la scena precedente, dove si descrive la strana guarigione del cieco di Betsaida.

Gesù dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli chiese cosa ve­desse. Questa la risposta: «Vedo la gente come degli alberi che camminano». Gesù gli impose ancora le mani; solo allora vide distintamente ogni cosa. Si passa dalla ce­cità alla vista confusa, per giungere a una visione chiara. Il Maestro chiede ai suoi discepoli cosa la gente dice di lui. La prima risposta è confusa (simile a quella degli alberi che cam­minano): c’è chi dice Elia, chi Giovanni Batti­sta, chi un altro profeta. Non si tratta di cecità completa. Gesù è colto come una figura d’ec­cezione, tuttavia lo sguardo è ancora confuso.

Occorre un secondo momento dove Pietro vede nitidamente: «Tu sei il Cristo».

Cosa significa essere il Cristo? Gesù lo spiega preannunciando la sua Pasqua di morte e risurrezione.

Ora a diventar confuso è lo sguardo di Pietro. O meglio: vede bene, ma è proprio questo a spaventarlo: perché un Messia «deve» passare per la sofferenza e la morte? Attorno a questo punto esplode il contrasto tra Gesù e i suoi.

Colui che aveva appena chiamato Gesù «il Cristo», si vede apostrofato con il titolo di «Satana».

«Chi sono io per te? ».

Attorno a questa domanda si gioca la fede di ciascuno. L’intento dei vangeli, è questo: se vuoi sapere Dio chi è, guarda a Gesù. Dio è quel modo di vivere, quel modo di morire, quel modo di risorgere. Per questo Gesù dice a Pietro: «Stai dietro di me», perché chi è Dio te lo rivelo io.

Al termine del vangelo di Marco il centurione vedendo Gesù morire in quel modo, dirà: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio». Gesù ha vissuto ciò che ha detto: chi perde la propria vita la salverà. Pietro è nuovamente invitato a obbedire a quella voce udita al tempo della chiamata lungo il mare di Galilea: «Venite dietro a me».

Il posto del discepolo è sempre quello: stare «dietro» al Maestro per imparare a dire di «no» a sé stessi e dire di «sì» ad un Altro.

 

 

 

Immagine: Luca Giordano, Crocifissione di San Pietro, 1660