«Troverete un bambino avvolto in fasce»

Natale del Signore

Eucaristia nella notte

Is 9, 1 – 3.5-6; Sal 95; Tt 2, 11-14; Lc 2, 1-14

«O Dio, che hai illuminato questa santissima notte con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo…»: così si legge nella colletta della Messa nella notte.

Ma per riconoscere questa luce, occorrono occhi giusti perché essa certo rifulge nelle tenebre, ma in un modo molto discreto e impercettibile, secondo modalità e stili che sono tipici della sapienza di Dio.

L’evangelista Luca infatti è sobrio nel raccontare l’avvenimento. Gli basta un versetto: «Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio».

Luca non fa una narrazione, da una notizia. Sobrio nel raccontare l’evento, ridondante invece nel descrivere le circostanze e segni che lo accompagnano. Forse perché a Luca non interessa soltanto raccontare ciò che accade, ma offrire delle indicazioni per comprendere il senso e suggerire gli atteggiamenti che consentano di accoglierlo.

Tre i quadri narrati: la notizia della nascita inserita nella sua ambientazione storica (vv.1-7); l’annuncio degli angeli ai pastori, che svela il senso dell’avvenimento (vv.8-14); il terzo quadro, che si legge alla Messa dell’aurora, le reazioni a quanto accade: dei pastori, dei presenti, di Maria (vv.15 -20).

La nascita di Gesù è un avvenimento che come ogni altro evento umano si inserisce in una storia precisa, ma è solo l’angelo (cioè, la parola di Dio) a svelarne il significato nascosto perché possa essere accolto da ognuno di noi.

Un filo rosso lega questi tre quadri: la ripetizione della medesima immagine, quella del bambino avvolto in fasce e deposto nella mangiatoia (vv.7.12.16). Questo è il segno dato ai pastori (v.16), segno da interpretare per capire il senso di ciò che accade.

Nel primo quadro, la nascita di Gesù è inserita nella grande storia del mondo, dominata da Cesare Augusto, che «ordina» su «tutta la terra» e «tutti» si muovono in obbedienza alla sua parola che indice il censimento. Se Gesù nasce a Betlemme e non altrove è perché Giuseppe e Maria si sono sottomessi al suo comando. Eppure, in questo modo si compiono le profezie, secondo le quali il Messia atteso doveva nascere nella città di Davide (Mi 5, 1-2). Quindi, non è Augusto ma Dio il vero Signore della storia. Augusto «ordina», Dio invece regna attraverso questo bambino incapace di parlare e agire, deposto in una mangiatoia, bisognoso di essere avvolto in fasce dall’amore di una madre.

Nel secondo quadro c’è l’annuncio dell’avvenimento e lo svelamento del suo significato. L’atmosfera è diversa, si legge di elementi prodigiosi: una grande luce, visioni e parole di angeli, il timore dei pastori… Un modo per dire che per comprendere il significato di quanto è accaduto è necessaria una rivelazione dall’alto. «Oggi è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore». I pastori o dovranno riconoscere in un bambino avvolto in fasce, adagiato – deposto in una mangiatoia. Come il corpo del Crocifisso, deposto nel sepolcro (Lc 23, 53). L’oggi della salvezza, che risuona per la prima volta nell’evangelo di Luca in bocca agli angeli, lo ascolteremo per l’ultima volta sulle labbra di Gesù nelle parole rivolte al ladrone: «Oggi con me sarai nel paradiso». C’è qui tutto il senso del Natale: Gesù nasce per noi condividendo la nostra condizione umana affinché noi possiamo essere con lui nel regno del Padre, condividendo la sua condizione filiale. Dal per noi al con lui.

La reazione di Maria – il terzo quadro – è lo sguardo necessario per riconoscere nella debolezza di questo segno la luce vera che illumina le tenebre del mondo.

 

 

 

Immagine: La Tour, Adorazione dei pastori (1644).