Tocca a me!

III Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)

Is 8,23-9,3; Sal 26 (27); 1Cor 1,10-13.17; Mt 4,12-23


Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato.

Mentre il Battista sparisce, o meglio lo fanno sparire, il Signore intuisce che è giunto il momento in cui tocca a lui entrare in scena. Perciò si trasferisce a Cafarnao, dove comincia a predicare e chiama i primi discepoli. La grandezza del Figlio si manifesta anche in questo particolare: cogliere il momento in cui «tocca a lui».

E nell’assumere quello stile, il discepolo è chiamato ad avere la medesima prontezza nell’intuire il tempo in cui tocca a lui fare la scelta della sequela. Senza dubbio, questa decisione è tra le cose più difficili, poiché in genere si è più svelti nell’indicare quando tocca agli altri (quasi sempre). Il tempo in cui tocca a noi non sembra mai quello giusto.

Su coloro che abitavano in regione ed ombra di morte una luce è sorta. L’entrare di Gesù nella storia degli uomini, il suo incontrare l’uomo nelle varie situazioni della vita, il suo venire incontro a tutte le ombre di morte che avvolgono gli uomini, è come una grande luce. Ogni esperienza umana, anche quelle che sembrano buio e tenebra, diventa nell’incontro con il Maestro cammino dalla morte alla vita.

Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino.

Cristo illumina la realtà dell’uomo, ma all’uomo è chiesto di decidersi.

La pagina evangelica, oltre che il tempo, indica anche un luogo. Si tratta della Galilea. La scena nella quale il Signore entra è un confine. Certamente il confine delinea bene il territorio, ma allo stesso tempo quel luogo, dove le terre si mescolano, è anche spazio di confusione, gli abitanti vivono una situazione mista e quelli della Galilea sono un po’ pagani.

Gesù entra in scena in un territorio ingarbugliato. E chiama alla sua sequela, ieri come oggi, uomini e donne dal vissuto non sempre chiaro, lineare. Invito che non prepara un luogo ottimale o una occasione programmata in cui si possono avere chiari tutti quegli elementi che permettono una decisione matura. Il Maestro chiama negli spazi, nei luoghi, nelle relazioni che formano il tessuto del vivere quotidiano. È lì che normalmente possiamo udire quella voce che ci dice: Seguimi.

E quei pescatori subito lo seguirono.

Ma è capitato proprio così? Non hanno posto nessuna domanda, nessuna obiezione? Di solito, la risposta dell’uomo passa attraverso un lungo processo di maturazione e anche le resistenze interiori possono avere un ruolo pedagogico per dire di sì a colui che bussa con pazienza alla porta del nostro cuore. In quel subito, l’evangelista ci aiuta a capire che ad un certo punto è necessario mettere fine a tanti ragionamenti e si lasciano le reti, il padre, la barca. Lasciare a volte può costare grande sofferenza. Ma proprio questo lasciare è ciò che rende libero il discepolo.

Tocca a me, oggi, ora, entrare nella scena vitale della sequela.

 

Immagine: Pier Paolo Pasolini, scena tratta dal film Il Vangelo secondo Matteo