Is 35,1-6a. 8a.10; Sal 145; Gc 5,7-10; Mt 11,2-11

Sei tu colui che deve venire?

III domenica di Avvento (Anno A)

Owen Gent, The resurrection in a secular world

Di solito non si vede l’ora che l’attesa finisca per gioire del compimento. Anche se, in certe situazioni, si è presi dalla paura e si spera che l’attesa continui, forse perché ci si è già scottati con la delusione.

Ma la colpa della frustrazione non è solo dell’oggetto o della persona attesa, può essere anche nostra perché carichiamo l’invocato di aspettative errate.

Il brano evangelico di oggi presenta in parte quest’aspetto.

Giovanni Battista aveva atteso la venuta del Messia, anzi l’aveva addirittura preannunciata e quando questa giunge ne rimane deluso.

Scriveva il teologo D. Bonhoeffer che «nessuno conosce così bene Dio da non doverlo attendere».

Una decina di anni fa, veniva pubblicato un piccolo libro di un teologo francese intitolato «Dio non è quel che credi». E verrebbe da dire: meno male.

«Andate a dire a Giovanni che i ciechi vedono, gli storpi camminano…». Ne parlava già il profeta Isaia: «si apriranno gli occhi ai ciechi… griderà di gioia la lingua del muto», così come il Salmo 145.

Già: cose annunciate, ma non accolte.

Anche perché l’uomo con molta facilità, su tutto ma soprattutto su Dio, fatica a staccarsi dalle immagini che si è creato. La delusione del Battista non va a discapito suo, perché con la sua domanda dice che non è interessato al successo della sua missione, ma alla verità di Dio. È per rimanere fedele a quella verità è andato a finire in carcere. Infatti, il Precursore «non è una canna sbattuta dal vento».

Noi non siamo così diversi: chi di noi non si scandalizza di quel Dio che paga l’operaio dell’ultima ora con la stessa paga di quello della prima; chi di noi non si scandalizza di quel padre che riaccoglie in casa un figlio che si è allontanato; chi di noi non si scandalizza di un Salvatore che muore come un malfattore?

«Beato Colui che non si scandalizza di me…», che può essere anche tradotto con «Beato chi ha pazienza nella fede». Infatti nella vita non sempre appare con evidenza che «i ciechi ricuperano la vista… », non subito intuisci che l’intenzione di Dio è quella di dare vita, di prendersi cura. I suoi modi sovente sono diversi dai nostri.

Si capisce allora l’invito di Isaia: «Irrobustite le mani fiacche… dite agli smarriti di cuore: Coraggio, non temete. Il Signore viene a salvarvi». Nella fede siamo chiamati a sostenerci a vicenda per avere occhi capaci di vedere i segni di Colui che libera dal male anche in una storia che continua a portare dentro di sé segni di contraddizione.

 

 

 

Immagine: Owen Gent, The resurrection in a secular world