Santità: artisti e capolavori di umanità (famosi ma anche anonimi)

Solennità di Tutti i Santi

Ap 7,2-4.9-14; Sal 23; 1 Gv 3,1-3; Mt 5,1-12a

Nessun artista (letterato, musicista, pittore…) per quanto grande e illuminato produce da solo le sue idee fondamentali: c’è prima un dono che lo feconda (l’ispirazione).

Poi l’artista farà anche l’esperienza dolorosa dell’inadeguatezza tra quello che vorrebbe realizzare e ciò che concretamente produce. Certi capolavori hanno avuto una stesura definitiva dopo anni di lavoro e di innumerevoli correzioni.

Quel capolavoro ne ispirerà molti altri. Chi viene dopo quel genio non potrà trascurare la sua opera: grazie a quell’artista di talento si apriranno nuove visioni, opinioni, prospettive; grazie alla sua opera altri dopo di lui vedranno la storia con occhi diversi.

La festa di tutti i Santi può essere letta anche così: uomini e donne che hanno accolto il dono del Vangelo e hanno cercano il modo per realizzare, con il proprio stile e nel proprio tempo, quella Buona notizia. E sono nati capolavori di umanità.

Certamente anche i Santi hanno fatto l’esperienza della debolezza, della distanza che sempre si crea tra quello che si vorrebbe essere e cioè che concretamente si è. E in quelle storie, molti hanno trovato e continuano a trovare un riferimento per la propria vita (la santità parla a molti, è a colori: i Santi non sono fatti con lo stampino, tutti uguali).

Alcuni artisti confermano che avrebbero voluto scrivere, dipingere, comporre, realizzare il lavoro fatto da altri artisti: in quel capolavoro hanno intravisto qualcosa di perfetto.

La Santità narra la forza dell’esempio: uomini e donne, anche dall’esistenza normalissima, che mostrano la vita così come dovrebbe essere vissuta.

In quell’esistenza si vede un bel modo di vivere, un buon modo di essere uomini e donne. E questa non è la percezione solo di qualcuno, ma dei più. Tutti possiedono un senso intuitivo di che cosa arricchisce e promuove la vita, e che cosa invece la mortifica o la condanna a stagnare.

Come in un capolavoro vedi l’arte come dovrebbe essere, allo stesso modo nella santità vedi la vita così come dovrebbe essere.

I Santi non sono solamente un segno, essi lasciano il segno.

Poi, a lasciare il segno possono essere i Santi famosi, ma lo sono anche coloro che possiamo definire anonimi, che forse sono quei santi che ci tengono in vita. Quelli che sono stati posti sull’altare non sono che la classica punta dell’iceberg, la parte più visibile di un mondo nascosto ma vivo.

Davanti al trono dell’Agnello, infatti, passano coloro di cui conosciamo il nome – i santi famosi, diciamo così – ma poi incomincia a sfilare anche una moltitudine immensa (Ap 7, 9) di perfetti sconosciuti. O meglio, sconosciuti per noi, ma non per coloro che sono stati tenuti in vita da chi si è chinato sulle loro ferite, da quanti li hanno protetti nel gridare al cielo la loro disperazione: quelle persone non le dimentichi più perché per te hanno compiuto un miracolo che ti tiene in vita e hanno un volto e un nome preciso.

È piena la terra di uomini e donne così, che anche in una vita difficile continuano ad avere fame di giustizia, che con gioia ci tengono ad avere la mitezza della vita e la purezza del cuore.

Sono tanti, uomini e donne, che sono fieri della possibilità che hanno di spendere per altri le loro qualità migliori. Che poi questi siano sangue del loro sangue oppure no, non importa: sono comunque figli per i quali Cristo ha dato la vita.

 

 

 

Immagine: Rouault, Gesù e cinque apostoli (1938)