Perché questo spreco di profumo?

Domenica delle Palme

Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Mc 14,1-15,47.

 

Del testo di Marco sulla Passione di Gesù, offro una riflessione sull’unzione di Betania (14, 3-9).

Un brano importante, che originariamente neanche c’era nel testo. Dal versetto 2, infatti, si potrebbe saltare l’unzione di Betania e passare direttamente al versetto 10, e il discorso filerebbe benissimo.

Questa scena dà il tono a tutta la Passione.

Potremmo dire che la Passione è da leggere nella chiave di lettura di questa scena, perché qui si dà l’anticipo di quel che farà Gesù sulla croce.

Sarà Lui a compiere l’opera bella, sarà Lui il vaso che si rompe e il profumo che si diffonde nel mondo. E nello stesso tempo, questa donna farà quel che farà Gesù, cioè lo ama come Gesù ama lei, e ogni uomo/donna.

Il brano è strutturato su due categorie di persone contrapposte: da una parte Gesù e questa donna; dall’altra gli altri, come se Gesù e la donna fossero soli, un unico personaggio e di contro, tutti gli altri.

A queste due categorie di persone, corrispondono due modi di agire, due economie: l’economia del calcolo, del possesso e l’economia del dono.

Questa donna dona tutto. Gli altri: Giuda, per denaro vende e compra; con denaro i nemici si impadroniscono di Gesù e i discepoli fanno i loro calcoli su questo profumo: perché tanto spreco?

Due serie di verbi esprimono le due economie: da una parte c’è impadronirsi, inganno, uccidere, irritarsi… e il mezzo per comprare, vendere e uccidere è il danaro. Dall’altra: il vasetto d’alabastro che si rompe, il profumo che si effonde, l’opera bella, il Vangelo…

Tutto il brano è strutturato anche su due odori: siamo in casa del lebbroso, quindi l’odore della carne che si disfa, l’odore della morte e, dall’altra il profumo, che invade tutta la casa del lebbroso.

Quindi due modi di agire, due modi di pensare, due categorie di persone e due odori.

Ma tutto il racconto della Passione è un alternarsi di tenebra e luce; il Signore entra in tutte le tenebre dell’uomo, in modo che ognuna di esse sia illuminata, compresa quella dell’abbandono di Dio e la tenebra del sepolcro.

Il gesuita Silvano Fausti scriveva che il protagonista di questo brano evangelico è il profumo (in ebraico profumo richiama la parola “nome”; profumo è il nome e il Cantico dei Cantici dice che il nome di Dio è “profumo versato” (Ct. 1,2).

Perché il profumo? Il profumo di sua natura si dona, è piacevole, contrario della puzza. Lo avverti anche nelle tenebre, è presenza, è gioia, è dono, è il simbolo di Dio.

Questa donna cosa fa? Fa un gesto incomprensibile, che sarà quel gesto che farà Gesù sulla croce: rompere il vaso, il suo corpo e donare la sua vita per noi, che è il segno massimo di amore. La sua vita donata è il suo corpo rotto da cui si effonde il profumo di Dio. Questa donna fa quanto ha fatto il Maestro. Rompendo questo vasetto lei esprime tutto il dono di sè. In eccesso, come Gesù sulla croce. Avrebbe potuto stappare delicatamente il vaso e versare alcune gocce di profumo. Invece, infrange, spacca, rompe il vasetto prezioso e lo versa tutto. Questo è l’eccesso, la misura dell’amore.

E poi, con questo gesto, consacra Gesù come Messia, Salvatore, Liberatore.

Il Padre l’ha proclamato nel battesimo, Pietro l’ha riconosciuto, questa donna lo consacra.

Perché questo spreco?

Perché è solo questo spreco che rivela chi è Dio e chi è l’uomo: senza questo spreco non c’è nulla, c’è solo il calcolo, la morte, la lebbra.

Il Vangelo è il ricordo di quel che Gesù ha detto e fatto. E Gesù ora dice che il Vangelo è anche il racconto di quanto questa donna ha fatto. Ciò che lei fa è davvero il profumo di Dio.

E il ricordo di lei è la buona notizia che l’uomo finalmente può amare come Dio.