«Non vi lascerò orfani»

VI Domenica di Pasqua (Anno A)

At 8,5-8.14-17; Sal 65 (66); 1Pt 3,15-18; Gv 14,15-21

 

Nella Legge e nei Profeti si legge che è un dovere fondamentale difendere, tutelare i diritti della vedova e dell’orfano, in quanto non protetti da un marito e da un padre. Dio stesso si presenta come loro padre e giudice – a loro favore, evidentemente (Salmo 68) – perché vivono nella precarietà, indifesi e soli.

Il brano evangelico di questa domenica presuppone dell’orfano un’altra connotazione: orfano è anche un allievo privo del proprio maestro, oltre che il bambino privo dei propri genitori.

In questo senso orfani appaiono i discepoli: hanno capito che Gesù sta per lasciarli, sono tristi e si chiedono come potranno continuare ad essergli uniti e ad amarlo se egli se ne va. E Gesù promette di non lasciarli soli, senza guida; dice che pregherà il Padre ed egli «invierà un altro Paraclito» che rimarrà per sempre con loro. È la promessa del dono dello Spirito.

Spirito che in questo passo evangelico è chiamato Consolatore (Paraclito) e Spirito della verità. Sono le due funzioni che egli esercita nei credenti.

Consolatore non è una buona traduzione del greco parákletosParaclito è un termine preso dal linguaggio forense e indica colui che è chiamato accanto, a fianco di chi si trova in difficoltà.

Il senso di questo primo titolo è dunque quello di protettore, soccorritore, difensore. Gesù promette ai discepoli un altro paraclito, perché ne hanno già uno, egli stesso, come spiega Giovanni nella sua prima lettera: «Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un paraclito presso il Padre: Gesù Cristo giusto» (1 Gv 2,1).

Gesù è paraclito in quanto nostro avvocato presso il Padre: ci protegge contro il nostro accusatore, l’avversario, il peccato. Il nemico è il peccato e Gesù sa come confutarlo, come ridurlo all’impotenza.

Il secondo paraclito non ha il compito di sostituire il primo, ma di svolgere una nuova missione, infatti è inviato assieme a Gesù che «ritorna in mezzo ai suoi». Gesù non è andato via, ha semplicemente cambiato tipo di presenza, non più quella fisica, ma quella da Risorto. Lo Spirito è paraclito perché viene in soccorso dei discepoli nella loro lotta contro il mondo, cioè contro le forze del male.

Il secondo titolo è Spirito della verità.

Espressione che può essere intesa anzitutto come l’assistenza dello Spirito perché l’annuncio del Vangelo non subisca alterazioni, interpretazioni devianti. Ma può intendersi anche come il lavoro che lo Spirito compie per introdurre i discepoli nella pienezza della verità. Ci sono verità che Gesù non ha esplicitamente trattato o che non ha sviluppato in tutti i dettagli, perché i discepoli non erano ancora in grado di capirle. Lungo i secoli, sono sorti e sorgeranno problemi e interrogativi nuovi. Dove trovare per i discepoli di ieri e di oggi le risposte autentiche, conformi al suo pensiero?

Anche a questo livello Gesù promette l’intervento dello Spirito: non dirà nulla di nuovo o di contrario rispetto a lui, aiuterà a cogliere sempre meglio il suo messaggio.

Da qui nasce il dovere dei cristiani di rimanere aperti ai suggerimenti dello Spirito che rivela sempre cose nuove. È un peccato contro lo Spirito opporsi, rifiutare le innovazioni che favoriscono la vita delle comunità, che avvicinano a Cristo e ai fratelli, che accrescono la gioia e la pace, che liberano i cuori da inutili paure.

Il termine verità ha per l’evangelista Giovanni un significato ancora più profondo: indica Dio stesso che si manifesta in Gesù. Egli è la verità perché in lui si realizza la totale rivelazione di Dio. Menzogna è rifiutare lui, fare una scelta di vita contraria alla sua. Satana, il nemico della verità, il «padre della menzogna», è tutto ciò che allontana da Cristo.

Lo Spirito agisce in modo opposto: introduce nella «verità», agisce nell’intimo di ogni uomo e fa sì che, liberamente, si inclini a scegliere Cristo, aderisca alla sua proposta.

È difficile immaginare che l’impulso di questo Spirito non riesca a introdurre ogni uomo nella verità. Perché lasciarsi anche soltanto sfiorare dal dubbio che il mondo – che è ancora presente in ognuno noi – sia più forte di quest’impulso divino alla vita?

 

 

 

 Immagine: T.B. Kennington, Orfani (1885)