Non abbiate paura

XII domenica del tempo ordinario

Ger 20,10-13; Sal 68 (69); Rm 5,12-15; Mt 10,26-33

       

In tutto il Vangelo Gesù dice in molti modi che per vivere nella libertà la condizione indispensabile è il non preoccuparsi eccessivamente di sé stessi.

Tale preoccupazione ha tra le cause la paura. Paura, che per i discepoli può nascere dal possibile rifiuto del messaggio evangelico, dalle conseguenze anche drammatiche. Chi non è colto dal terrore di essere umiliato, odiato, perseguitato, ucciso a causa del Vangelo?

In quelle, come in altre situazioni, la domanda diventa simile al grido degli ebrei nel deserto spaventati dalla durezza della traversata di luoghi aridi, in cui sembra non ci sia prospettiva di vita: “Il Signore è in mezzo a noi sì o no?”.

Grido che sorge anche per noi dinanzi alla durezza della vita. Perché la malattia, la morte? Perché i conflitti, le tensioni che rendono impossibile vivere nella pace? Perché sono tanto fragile?

“Signore, ho paura! Dove sei?”.

L’esortazione “Non abbiate paura” ritorna più volte nel vangelo di questa domenica. Il Signore ci esorta a non lasciarci vincere da quella paura che avvelena la vita, la paralizza, le toglie la libertà.

Anche il Maestro nella sua vita ha conosciuto gioie e sofferenze, pace e persecuzione. Anche Gesù nel Getsemani ha avuto paura, ma l’ha vinta affidandosi al Padre nella certezza della sua presenza.

Il cristiano non è né cinico, né stoico, né eroe; davanti alle difficoltà prova paura come tutti gli altri esseri umani. Ma alla paura, al credente è chiesto di opporre la fede.

“Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”: è la promessa del Risorto che chiude il vangelo di Matteo. “Sono con voi”, in ogni momento bello o brutto, in ogni situazione felice o avversa; sono con voi anche quando voi non lo percepite, anche quando temete che vi abbia abbandonato. “Se siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso” (2Tm 2,13).

Ci è chiesto di annunciare questa Parola senza timore, con coraggio e franchezza, senza temere le conseguenze di tale annuncio.

Ma nonostante questo la paura può rimanere, anche perché i passeri continuano a cadere a terra, l’ingiustizia resta, la violenza non tace.

«Ma neppure un passero cade senza che il Padre lo voglia».

Come leggere quest’espressione? È lui che spezza il volo ai passeri?

No. La fede è un invito ad abbandonarsi a Dio sapendo che nessun passero cade a terra “senza il Padre”, al di fuori della sua presenza (questa è l’espressione letterale). La fiducia nel Padre vince la nostra paura anche nei momenti “di caduta”, quando ci sembra che tutto crolli.

Se il Salmo 56,9 ci ricorda che il Signore raccoglie ogni nostra lacrima – “Hai raccolto le mie lacrime in un vaso” –, Gesù ci dice: “perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati”.

Non aver paura, nulla è perduto per il Signore! Il Signore non spezza ali, le guarisce, le rafforza. Tu vali, amato frammento per frammento (così può essere letta l’immagine dei capelli contati). Anche se la tua vita fosse leggera come quella di un passero, fragile come un capello, tu vali.

Se neppure uno dei passeri cade a terra senza avere il Padre accanto a sé, quanto più voi, dice Gesù!

Non abbiate paura. Questo è il Vangelo della beatitudine della libertà, la buona notizia da rilanciare sui tetti: non abbiate paura, voi valete più di molti passeri, di più di tutti i fiori del campo, di più di quanto pensavi.

Una consapevolezza rivelata e accolta nel segreto del proprio cuore e che chiede d’essere svelata, manifestata a tutti anche se può non essere accolta.