Dalla stella alla Scrittura

Epifania del Signore

Is 60, 1-6; Sal 71; Ef 3, 2 – 3a 5-6; Mt 2,1-12

«Un uomo colto, un europeo dei nostri giorni può credere, credere proprio alla divinità del figlio di Dio, Gesù Cristo?»: così si chiedeva, alla fine dell’800, lo scrittore F. Dostoevskij.

Già all’epoca si aveva la percezione che l’Occidente fosse sempre di più la terra del tramonto del sole e che la stella di Gesù Cristo proveniente dall’Oriente, dove nasce il sole, non avesse più molto da dire all’uomo colto dell’Europa. Gesù Cristo sembrava ormai àncora di salvezza per uomini e donne culturalmente arretrati e non più utile per chi doveva imparare ad emanciparsi dalla tradizione religiosa.

Ma la nostalgia di Dio non si esaurì del tutto.

Infatti si è parlato negli ultimi decenni di un ritorno del religioso. L’umanità ha nuovamente alzato lo sguardo al cielo per cercare una luce. Sono nati anche alcuni movimenti culturali/religiosi attenti alla natura come luogo della manifestazione del divino.

Per i più l’Epifania è legata all’immagine della stella: i magi la vedono in Oriente e si muovono verso Occidente. Essa li chiama ad uscire dalla loro terra.

Molti secoli prima anche Abramo si era mosso da est a ovest. A chiamarlo fuori fu una voce: «Il Signore disse ad Abramo: Vattene dalla tua terra».

I magi non udirono, videro. Tuttavia, nel racconto evangelico di Matteo, il libro della natura è soltanto una traccia diretta verso un altro libro, quello della parola rivelata al popolo d’Israele.

Epifania significa manifestazione dall’alto. Le stelle, per definizione, stanno sopra di noi; il senso ultimo del racconto di Matteo sta però nel dirci che la vera manifestazione divina non si trova nei cieli. I magi hanno alzato gli occhi al cielo ma poi devono guardare verso il basso: «Entrati in casa videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e l’adorarono».

Si parte dal cielo sconfinato e, dopo un lungo cammino, si giunge a una modesta casa. Si prendono le mosse da una grande stella e si termina il percorso inginocchiandosi davanti a un bambino. La luce da seguire non è più una stella, ma è quel bambino, Gesù Cristo.

Per comprendere quest’ultimo movimento non è sufficiente la stella, occorre che essa incontri la Parola: il libro della natura va coniugato con quello della Scrittura.

L’uomo in ricerca, se vuole incontrare Gesù, deve anche accettare il modo con il quale Lui si dà. E in questa ricerca l’uomo ha bisogno di una luce dall’alto, di una rivelazione per passare dalla stella alla Parola.

Tuttavia il Vangelo ammonisce che non è sufficiente saper leggere e interpretare la Scrittura. Gli scribi sanno che il luogo dove nasce il Re dei Re è Betlemme, ma nessuno di loro si muove in quella direzione.

Non basta la natura, così come non basta il puro scritto: occorre che gli occhi che osservano il cielo e quelli che scrutano il libro si incontrino con orecchi capaci di autentico ascolto e che si mettano in cammino verso il Vangelo.

 

 

 

Immagine: Capitello con Re Magi, romanico XII secolo, Cattedrale di San Lazare d’Autun (Francia)