«Consolate, consolate il mio popolo»

II Domenica di Avvento

Is 40,1-5.9-11; Sal 84; 2Pt 3,8-14; Mc 1,1-8

Il primo libro della Bibbia (Genesi) incomincia con: «All’inizio Dio creò il cielo e la terra». Il vangelo di Marco con: «Inizio del vangelo secondo Gesù».

C’è un inizio quando Dio crea il cielo e la terra; c’è un inizio quando il Verbo si fa carne; c’è un inizio quando verrà il Signore Gesù nella gloria per darci cieli nuovi e terra nuova.

«Inizio del Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio», il principio, cioè, della notizia buona che è portata da Gesù di Nazaret.

Ecco il Vangelo, la bella e buona notizia: Dio viene, e viene in Gesù Cristo.

Gesù arriva non per caso, ma secondo la promessa: è atteso da quanti hanno ascoltato i profeti.

Giovanni il Battezzatore entra in scena per rivelare la venuta di Gesù, ormai presente nella storia, ma nascosto, non ancora manifestato nella sua identità. «Preparate una strada al Signore, fate diritti i suoi sentieri».

Perché preparare una strada al Signore?

Il Signore non chiede anzitutto che apriamo una strada e la percorriamo per andare a lui, ma esattamente il contrario: chiede di sgomberare la strada sulla quale egli raggiunge noi, viene verso di noi.

La strada non è la nostra, ma la sua, del Signore!

L’incontro è dovuto alla sua grazia, alla sua ricerca di ciascuno di noi, non a una nostra iniziativa. Egli viene sulla via della misericordia e del perdono, che lui solo può tracciare: noi possiamo incontrarlo se riconosciamo la nostra fragilità.

Il Signore ci precede sempre, nella chiamata, nell’incontro, nell’amore.

Quelli che andavano a farsi battezzare da Giovanni nel deserto, erano persone che volevano iniziare un nuovo cammino di conversione e lo dicevano pubblicamente facendosi immergere nelle acque del Giordano.

Giovanni nel deserto annuncia che l’Atteso, il Veniente, è ormai vicino. Non ne pronuncia il nome, lo annuncia come «il più forte che viene dietro di me».

La consolazione di cui parla Isaia è anche questo: annunciare che il Regno di Dio è più forte delle nostre povertà, del nostro peccato. E quindi è possibile ricominciare.

«Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio, parlate al cuore di Gerusalemme», così annuncia li profeta Isaia.

Consolate: dite al cuore di ogni uomo che se anche nella sua vita c’è stata una fragilità, un errore, una ribellione… anche le situazioni più dolorose sono abbracciate dalla misericordia di Dio e che si può ricominciare, iniziare un nuovo cammino.

«Una voce grida: Ogni valle sia colmata, ogni monte e colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano, e quello scosceso…». Dio trasforma.

La consolazione significa anche ri-creare, trasformare, mantenere vivo il desiderio di iniziare sempre da capo, di non fermarci al passato e agli eventuali errori commessi.

 

 

Immagine: Michelangelo Buonarroti, Isaia, Cappella Sistina (1508 – 1510)