Lettera del vescovo Piero a tutti i fedeli

Proseguendo nel cammino verso la piena unione delle nostre due Diocesi, raccogliamo i primi buoni frutti, ma anche sperimentiamo qualche fatica.

Dopo aver consultato il Vicario generale e il Vicario episcopale per la pastorale, e sentiti anche il Cancelliere vescovile, il Delegato vescovile per i beni culturali e l’edilizia di culto e l’Economo diocesano, vorrei dare chiarificazioni in merito a tre perplessità che ho raccolto tra alcuni nostri fedeli: la percezione di un «incameramento» di Fossano da parte di Cuneo; il timore di una penalizzazione del territorio fossanese, in particolare nella tutela dei beni culturali; la preoccupazione circa lo stato patrimoniale e l’equilibrio economico degli enti diocesani di Cuneo.

Sulla percezione di un «incameramento» di Fossano da parte di Cuneo, chiedo di avere ben presente la costituzione 2 del Sinodo diocesano.

La Curia diocesana deve esprimere fin da subito tale cammino verso la piena unione tra le Chiese di Cuneo e di Fossano. Pertanto, questo Sinodo, tramite il vescovo Piero Delbosco, informata la Sede apostolica, stabilisce di costituire un’unica Curia diocesana, unificando tutti i consigli diocesani di partecipazione e valorizzando le fondazioni di culto e religione che gestiscono le opere diocesane in modo da garantire un’adeguata presenza sia nella città di Cuneo, dove il Vescovo diocesano risiede, che nella città di Fossano, dove hanno già sede gli organismi interdiocesani comuni alle Diocesi vicine, e cioè il Seminario, l’Istituto superiore di scienze religiose e il Tribunale ecclesiastico.

Il punto centrale è la garanzia di «un’adeguata presenza sia nella città di Cuneo che nella città di Fossano», per cui, anche ai sensi delle costituzioni 3 e 7, le fondazioni di culto e religione vengono mantenute distinte: una a Cuneo e l’altra a Fossano; e gli altri organismi sono equamente distribuiti: residenza del Vescovo e Curia a Cuneo, Istituto per il sostentamento del clero, Seminario, Istituto superiore di scienze religiose e Tribunale ecclesiastico a Fossano.

In merito alla supposizione che le risorse finanziarie della fondazione di culto e religione di Fossano possano in qualche modo essere incamerate e gestite in modo diverso e per fini diversi da quelli per le quali sono state erogate, chiedo di tenere presenti due aspetti. Anzitutto, il can. 1257 del Codice di diritto canonico: per cui «tutti i beni temporali appartenenti… alle persone giuridiche pubbliche nella Chiesa sono beni ecclesiastici», e cioè beni della Chiesa intera, anche se appartengono ad una determinata persona giuridica: cerchiamo di mantenere sempre questo respiro universale, peraltro prescritto dalla legge canonica. Nello stesso tempo, il nuovo Statuto della fondazione di culto e religione di Fossano prevede esplicitamente, agli articoli 2 e 13, che le attività della fondazione debbano rivolgersi «in particolare al territorio diocesano fossanese» e che in caso di estinzione il patrimonio «venga destinato ad opere di religione e culto sul territorio diocesano fossanese».

Circa l’impressione che la Curia unica sia stata costituita per incorporazione della Curia di Fossano nella Curia di Cuneo, anche in questo caso rimando alla costituzione 4 del Sinodo diocesano, resa operativa dallo Statuto che ho promulgato l’8 settembre 2022.

Gli enti Diocesi di Cuneo e Diocesi di Fossano rimangono distinti, ciascuno con il proprio patrimonio e la propria amministrazione, ad nutum Apostolicae Sedis [fino a quando la Sede Apostolica lo vorrà]. Nell’unica Curia diocesana i dipendenti sono in carico all’ente Diocesi di Cuneo; le spese di funzionamento e per le attività proprie dei settori sono in carico all’ente Diocesi di Cuneo e vengono rimborsate dall’ente Diocesi di Fossano nella misura stabilita dal Vescovo. Avvalendosi dell’Economo diocesano per l’amministrazione di tali enti, secondo le disposizioni del diritto universale, il Vescovo nomina anche un Delegato per l’amministrazione dell’ente Diocesi di Fossano, fino a che sarà necessario.

La scelta di collocare la sede dell’unica Curia a Cuneo fin da subito, pur essendo ancora distinti gli enti Diocesi di Cuneo e Diocesi di Fossano, ha comportato di scegliere l’ente Diocesi di Cuneo come datore di lavoro del personale dipendente e come gestore delle spese di funzionamento e per le attività proprie dei settori, riducendo così il ruolo dell’ente Diocesi di Fossano che deve soltanto rimborsare le spese della Curia, nella misura di un terzo, come ho stabilito nello Statuto; la ripartizione dei fondi otto per mille è venuta di conseguenza.

A questo riguardo, faccio notare che non si tratta di scelte arbitrarie: non sono state esplicitamente discusse nelle assemblee sinodali, in quanto passaggi tecnici e applicativi; ma derivano comunque da una storia di 23 anni, da quando Natalino Pescarolo, Vescovo di Fossano, nominato nel 1999 anche Vescovo di Cuneo, decise di spostare la sua residenza nella città di Cuneo, diversamente da come aveva fatto Quirico Travaini quando aveva retto entrambe le Diocesi tra il 1926 e il 1934. La scelta del vescovo Pescarolo, avvallata dalla Sede apostolica e non modificata dai suoi due successori, derivava dalla centralità geografica della città di Cuneo, rispetto al territorio anche demografico delle due Diocesi, dalla localizzazione in Cuneo degli uffici della pubblica amministrazione, ma pure dalla diversa consistenza del clero e delle altre risorse umane, per cui oggi nell’unica Curia tra i 23 chierici che hanno un incarico 5 provengono da Fossano, così come tra i 9 dipendenti laici i fossanesi sono 2. Con queste proporzioni, è inevitabile che la costituzione dell’unica Curia appaia come una incorporazione, e che le tecnicalità conseguenti, ad esempio quelle previste dalle disposizioni finali transitorie II e V dello Statuto della Curia, siano quelle della fusione per incorporazione.

Tuttavia, tali tecnicalità non alterano l’equilibrio delineato dalla costituzione 2 del Sinodo diocesano, anche considerando quanto segue: per la fusione degli Istituti diocesani per il sostentamento del clero abbiamo chiesto di incorporare l’Istituto di Cuneo in quello di Fossano, con analoga tecnica ma all’inverso; la gran parte del patrimonio delle nostre Chiese è in capo non agli enti Diocesi ma alle fondazioni di culto e religione che rimangono distinte; come sanno i membri del Collegio dei consultori e del Consiglio diocesano per gli affari economici, per il 2023 circa 200.000 euro che costituivano l’avanzo di gestione delle attività proprie dei settori della Curia di Cuneo sono messi a disposizione della nuova unica Curia, per cui, ad esempio, le richieste di contributo delle associazioni fossanesi legate ai settori Evangelizzazione e Cultura saranno esaudite attingendo a questo «avanzo cuneese». E non deve inquietare la previsione dell’art. 24 dello Statuto della Curia, perché il Regolamento di ripartizione delle somme provenienti dall’otto per mille è comunque stabilito dal Vescovo diocesano, per cui non c’è nessun automatismo rispetto all’utilizzo di tali somme per i «debiti contratti».

Sul timore di una penalizzazione del territorio fossanese, in particolare nella tutela dei beni culturali, vorrei che evitassimo ogni allarmismo infondato: è interesse della Diocesi unica che stiamo costituendo valorizzare al meglio il patrimonio culturale di Fossano. In questa linea va l’art. 56 dello Statuto della Curia che prevede per Museo, Archivio e Biblioteca diocesani (MAB) due sedi, una a Cuneo e l’altra a Fossano. Come vi è noto, il Delegato vescovile per i beni culturali e l’edilizia di culto dell’unica Curia ha già preso in carico il progetto di ristrutturazione del Vescovado di Fossano che verrà adibito a sede del MAB, oltre che mantenere un alloggio di servizio per i superiori diocesani, il recapito della Curia diocesana, con il Tribunale ecclesiastico interdiocesano, e la sede della fondazione di culto e religione fossanese e dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero, con eventuali altre attività diocesane locali: pertanto, gli impegni assunti in precedenza saranno certamente portati avanti in tutte le sedi, sia presso la Conferenza Episcopale Italiana, per confermare i finanziamenti previsti, che presso gli enti secolari di tutela. Allo stesso modo, il Delegato sta portando avanti una serie di sopralluoghi mirati nel territorio fossanese – Chiesa Cattedrale, Chiesa di San Lazzaro, Chiesa della Madonna dei Campi… – cercando di affrontare le criticità di concerto con i parroci, i progettisti incaricati, gli enti secolari di tutela e gli enti finanziatori.

Sulla preoccupazione circa lo stato patrimoniale e l’equilibrio economico degli enti diocesani di Cuneo comprendo il bisogno di una maggiore consapevolezza, anche se si tratta di questioni su cui il Consiglio presbiterale di Fossano era stato informato già negli anni passati e che saranno comunque oggetto delle prossime riunioni del Collegio dei consultori e del Consiglio diocesano per gli affari economici. In ogni caso, provo ad abbozzare una sintetica risposta.

Negli ultimi trent’anni la Diocesi di Cuneo si è impegnata in diversi interventi straordinari, con un investimento non indifferente: la partecipazione paritaria alla ristrutturazione del complesso «Casa Famiglia», di proprietà dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero di Cuneo, per la realizzazione di una moderna casa di riposo per anziani; l’implementazione del Museo diocesano, con il recupero di tutto il complesso immobiliare «San Sebastiano»; l’acquisto e la ristrutturazione del complesso immobiliare «Asilo Bono» per fornire un’adeguata sede al settimanale cattolico «La Guida»; la realizzazione dell’housing sociale «Crocevia 46» in un fabbricato donato dalle Suore di san Giuseppe e da esse vincolato ad attività caritative. Contemporaneamente, l’Ordinario diocesano non ha rifiutato il proprio aiuto ad enti e parrocchie che si trovavano in difficoltà: la Fondazione Opere Diocesane Cuneesi, per la ristrutturazione della casa di esercizi spirituali «Pascal d’Illonza» di San Pietro del Gallo di Cuneo e per la gestione della libreria «Stella Maris», servizi utilizzati anche dalla Diocesi di Fossano; la Parrocchia di San Dalmazzo in Borgo San Dalmazzo, per la realizzazione del museo parrocchiale; la Parrocchia di Santa Croce di Vignolo, per la ristrutturazione della casa canonica; la Parrocchia di Santa Maria della Pieve in Cuneo, per sostenere diverse opere di manutenzione e ristrutturazione; l’Associazione Insieme per Educare di Cuneo, per il sostegno di quattro scuole paritarie cattoliche; l’Associazione Centro Servizi Pastorali Monsignor Biglia, che fino al 2018 gestiva il personale laico diocesano e con l’investimento in un impianto fotovoltaico che avrebbe dovuto produrre utili per sostenere le parrocchie.

Tutti questi interventi hanno comportato un forte indebitamento dell’ente Diocesi di Cuneo: essi nascevano da genuine intenzioni pastorali, ma con il senno di poi possiamo dire che sono stati fatti senza un’adeguata pianificazione. In ogni caso, dal 2017 è iniziato un percorso di rientro, con la consulenza dell’Avvocatura dell’Arcidiocesi di Milano, che oggi ha messo in sicurezza l’ente, soprattutto grazie alla vendita del «Palazzo Tornaforte» di Cuneo, il Vescovado vecchio, all’Istituto diocesano per il sostentamento del clero che aveva una buona disponibilità finanziaria. È vero che il patrimonio dell’ente Diocesi di Cuneo è stato così impoverito: ma dobbiamo ricordare che la parallela acquisizione non onerosa del «Palazzo del Seminario» di Cuneo, il Vescovado nuovo, che dal 2002 aveva perso la sua destinazione originaria, ha sostanzialmente compensato l’operazione, soprattutto da un punto di vista strumentale, che è quello che conta, per cui alla missione della Diocesi oggi è più che sufficiente un palazzo istituzionale nella città di Cuneo; inoltre, per l’Istituto diocesano per il sostentamento del clero di Cuneo si è trattato di un investimento che porterà i suoi frutti, anche in termini di rendita a favore delle proprie finalità, considerando il pregio e la collocazione dell’immobile. Il Collegio dei consultori e il Consiglio diocesano per gli affari economici avranno comunque modo di approfondire i dettagli tecnici di quanto ho brevemente esposto, analizzando i bilanci dell’ente Diocesi di Cuneo e della Fondazione Opere Diocesane Cuneesi, insieme a quelli dei corrispettivi enti fossanesi, nelle riunioni già programmate nel mese di maggio, in vista delle quali verrà trasmessa con anticipo agli interessati tutta la documentazione necessaria.

Concludo ancora riferendomi al Sinodo diocesano che è la legge a cui tutti vogliamo riferirci, con libera obbedienza e fedeltà creativa. La costituzione 8 così conclude le disposizioni sugli organismi diocesani:

La Curia diocesana, i consigli di partecipazione e le fondazioni di culto e religione che gestiscono le opere diocesane sono organismi di servizio, per cui tutti i loro operatori devono avere attenzione all’intero territorio di Cuneo e di Fossano, dimostrare affabilità nell’accogliere tutti, dare sostegno alle Parrocchie ed alle altre aggregazioni ecclesiali, testimoniare apertura verso coloro che sono estranei alla Chiesa e in ricerca.

Con il Sinodo diocesano 2021-2022 la Chiesa di Cuneo e la Chiesa di Fossano hanno definitivamente perso la loro autonomia: l’orizzonte universale della missione ecclesiale, non ripiegata su di sé ma rivolta a chi è estraneo o in ricerca, ci aiuti a riconoscere in questo passaggio una grazia e una benedizione.

+ Piero Delbosco

Vescovo di Cuneo e di Fossano