Giornata dei Missionari martiri: un cuore che arde

A Cuneo domenica 24 marzo la Veglia di preghiera per tutti i martiri cristiani

La Veglia di preghiera nella memoria dei martiri sarà celebrata domenica 24 marzo nella Chiesa del Sacro Cuore di Gesù in Cuneo, Corso Nizza, alle ore 20.45.

Samar Kamal Anton, laica, cuoca impiegata nella Casa delle Suore di Madre Teresa a Gaza, è stata uccisa intorno alle ore 12 di sabato 16 dicembre 2023 da un cecchino dell’esercito israeliano nella parrocchia cattolica di Gaza, dedicata alla Sacra Famiglia. Insieme a lei è stata uccisa anche la madre, Nahida Khalil Anton. Le due donne sono state colpite mentre camminavano verso il convento delle suore. Una è stata uccisa mentre cercava di portare l’altra in salvo. Nella stessa giornata – ha riferito il Patriarcato latino di Gerusalemme – “altre sette persone sono state ferite da cecchini delle forze militari israeliane mentre cercavano di proteggere gli altri all’interno della chiesa”. Il resoconto del Patriarcato ha sottolineato che le due donne sono state uccise “a sangue freddo all’interno dei locali della parrocchia”, dove non c’erano combattenti, in un luogo di culto, di preghiera e di accoglienza per decine di disabili, dove avevano trovato riparo precario anche la gran parte delle famiglie cristiane presenti a Gaza.

Samar e Nahida sono le ultime di una lista di 20 operatori pastorali uccisi nel 2023 che l’Agenzia Fides, Organo di informazione delle Pontificie Opere Missionarie, stila  ad ogni anno che si chiude. Nella prossima Giornata dei Missionari Martiri, domenica 24 marzo, giorno del martirio di San Oscar Romero (1982), ci ritroveremo ancora una volta in una veglia di preghiera per fare memoria di tutti i battezzati impegnati nella vita della Chiesa morti in modo violento. Pregheremo nello stesso tempo per tutte le persone che hanno perso la vita in guerra e per le vittime di ogni ingiustizia e violenza nel mondo.

Uno dei tratti distintivi che accomunano la maggior parte degli operatori pastorali uccisi nel 2023 è senza dubbio la loro normalità di vita: non hanno compiuto cioè azioni eclatanti o imprese fuori del comune che avrebbero potuto attirare l’attenzione e farli entrare nel mirino di qualcuno. Scorrendo le poche note sulla circostanza della loro morte violenta troviamo sacerdoti che stavano andando a celebrare la Messa o a svolgere attività pastorali in qualche comunità lontana; aggressioni a mano armata perpetrate lungo strade trafficate; assalti a canoniche e conventi dove erano impegnati nell’evangelizzazione, nella carità, nella promozione umana. Si sono trovati ad essere, senza colpa, vittime di sequestri, di atti di terrorismo, coinvolti in sparatorie o violenze di diverso tipo. In questa vita “normale” vissuta in contesti di povertà economica e culturale, degrado morale e ambientale, dove non esiste il rispetto per la vita e per i diritti umani, ma spesso è norma solo la sopraffazione e la violenza, sono stati accomunati anche da un’altra “normalità”, quella di vivere la fede offrendo la loro semplice testimonianza evangelica come pastori, catechisti, operatori sanitari, animatori della liturgia, della carità…. Ci piace ricordare qui le parole di Papa Francesco all’Angelus della festa di Santo Stefano, il primo martire della comunità cristiana: «Ancora ci sono – e sono tanti – quelli che soffrono e muoiono per testimoniare Gesù, come c’è chi è penalizzato a vari livelli per il fatto di comportarsi in modo coerente con il Vangelo, e chi fa fatica ogni giorno a rimanere fedele, senza clamore, ai propri buoni doveri, mentre il mondo se ne ride e predica altro. Anche questi fratelli e sorelle possono sembrare dei falliti, ma oggi vediamo che non è così. Adesso come allora, infatti, il seme dei loro sacrifici, che sembra morire, germoglia, porta frutto, perché Dio attraverso di loro continua a operare prodigi (cfr At 18,9-10), a cambiare i cuori e a salvare gli uomini» (Angelus, 26 dicembre 2023).