Giustizia riparativa: percorsi alternativi per costruire insieme la città desiderata

Dal 10 novembre quattro incontri pubblici per “spargere semi di giustizia”

La Caritas diocesana di Cuneo-Fossano organizza una serie di incontri pubblici sulla Giustizia riparativa e sugli scenari inediti che questo approccio schiude, consentendo di ricostruire legami e relazioni là dove un reato, un danno, un conflitto hanno prodotto uno strappo, tra le singole persone e dentro la loro comunità.
Gli incontri saranno quattro, raccogliendo il testimone dalle serate sulla “Città desiderata”, tenutesi in ottobre a cura della Fondazione NoiAltri, con l’obiettivo di “spargere semi di giustizia per crescere come comunità riparativa”.
Tutti gli incontri si svolgono nell’aula magna dell’Istituto superiore Vallauri (in via San Michele, 68) a Fossano, con inizio alle ore 20.45.

Venerdì 10 novembre Giovanni Ghibaudi, Presidente del Comitato Nazionale Mediatori esperto in Giustizia Riparativa, introdurrà il tema con una relazione dal titolo “Giustizia Riparativa: scenari inediti dentro e per le comunità”.

Il venerdì successivo, 17 novembre, sarà la teologa Donata Horak, esponente dell’associazione “Verso Itaca Onlus – itinerari di giustizia” a introdurre ulteriori spunti di riflessione attraverso il tema: “Ora i miei occhi ti vedono”: Giustizia Riparativa e Bibbia.
Venerdì 24 novembre sarà un film, “The meeting”, a mostrarci l’esito possibile di un percorso di giustizia riparativa, la storia vera di Ailbhe Griffith, vittima di stupro, e del suo aggressore.
L’ultimo incontro – la data non è ancora definita – metterà a tema “Attraversare il dolore: vittime e responsabili della lotta armata a confronto”, con la testimonianza di alcuni protagonisti, a cura del padre gesuita Guido Bertagna.

Nata in ambito penale minorile, la Giustizia Riparativa propone un cambio radicale di prospettiva: le domande fondamentali non sono più (o non più in modo esclusivo): “Chi ha commesso il reato? Come punirlo?”. Il focus è su: “Chi ha subito il danno? Quali sono i suoi bisogni? Chi è tenuto a farsene carico?”.
È un modello di giustizia intrinsecamente relazionale, che prevede il coinvolgimento delle parti, si fonda sull’interazione e sul riconoscimento reciproco, mette al centro l’impegno a “riparare”, che non è semplicemente “risarcire”. Pone particolare attenzione al danno provocato/subito e ai bisogni della vittima; mette in risalto il percorso di assunzione di responsabilità da parte dell’autore di reato.
Inoltre, allarga lo sguardo intorno al reato, prospettando il coinvolgimento della comunità.
In altre parole, “la giustizia riparativa può essere vista come un modello di giustizia che coinvolge la vittima, il reo e la comunità nella ricerca di una soluzione che promuova la riparazione, la riconciliazione e il senso di sicurezza collettivo” (Howard Zehr, 1990).