La Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato ha una lunga storia. Era il 1914 quando Papa Pio X istituiva la Giornata Nazionale dell’Emigrante, segno di vicinanza e attenzione agli emigrati italiani che cercavano fortuna all’estero. Il popolo italiano, abituato a migrare, nei decenni si è scoperto chiamato ad accogliere a sua volta migranti. Così nel 1973, la Giornata Nazionale dell’Emigrante fu rinominata Giornata delle Migrazioni. Oggi celebrata a livello mondiale è la Giornata del Migrante e del Rifugiato.
Ogni anno il Papa scrive un Messaggio dedicato a un particolare aspetto del fenomeno della mobilità umana. Quest’anno Francesco ha deciso di dedicarlo “al dramma degli sfollati interni, un dramma spesso invisibile, che la crisi mondiale causata dalla pandemia Covid 19 ha esasperato.” Nel mondo sono oltre 50 milioni coloro che devono lasciare la propria casa ma non varcano i confini del paese. Sono spesso costretti a fuggire allo stesso modo e per le medesime ragioni dei rifugiati ma non rientrano nel sistema di protezione internazionale previsto dal diritto internazionale dei rifugiati. Nel nostro paese ci sono ancora sfollati dopo i tanti terremoti che hanno scosso non solo la terra ma la vita di famiglie, anziani, bambini. Pensiamo al terremoto del 2009 in Abruzzo o del 2016 nel centro Italia. Molti di coloro che scappano dalla loro terra di origine sono vittime di una lunga catena di sfruttamento. Vivere all’estero, inoltre, comporta un’inevitabile forma di adeguamento e sottomissione ad una realtà che non si conosce. Tutto ciò rende smarriti e fragili, dunque bisognosi di essere tutelati.
Papa Francesco attraverso sei coppie di verbi ci indica una strada, un metodo per vivere da Cristiani questa esperienza epocale di fronte al quale anche noi rischiamo di essere vittime di letture semplificate, faziose, superficiali e di paure che ci portiamo dietro e che richiudono sempre di più. Il Vangelo è chiaro, ci fornisce una direzione entro la quale ricercare la soluzione, la strada da percorrere ma certe volte abbiamo bisogno di strumenti concreti su cui riflettere per tradurlo nella nostra vita.