Amare «come»

VI Domenica di Pasqua

At 10,25-16.34-35.44-48; Sal 98 (97); 1Gv 4,7-10; Gv 15,9-17

La prima lettura presenta Pietro che con un certo imbarazzo prende le distanze da un uomo (Cornelio) che gli rende omaggio con una devozione che il pescatore di Galilea considera eccessiva: «Àlzati: anche io sono un uomo!».

Di per sé, Pietro poteva pensarsi un piccolo Dio perché aveva vissuto accanto a Gesù, addirittura il Maestro lo aveva scelto per fondare su di lui la sua Chiesa.

Ma il Verbo che si spoglia della divinità per diventare uomo, scoraggia in tutti i modi l’ambizione dell’uomo che vuole essere o si sente un piccolo Dio.

Lo stesso Pietro dirà: «Sto rendendomi conto che Dio non fa’ preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto».

Nel vangelo, Gesù ci dice che ognuno di noi è amato da Dio.

Sentirsi amati è importante perché solo così si vive. E per amare, dice il Maestro, all’uomo è chiesto di rimanere nei suoi comandamenti. Comandamenti da intendersi non tanto come una serie di ordini, ma l’insieme di quell’amore che Dio ha avuto per noi e che la vita di Gesù narra fino a quale punto è giunto per essere tale.

Parlare d’amore è sempre rischioso per l’abuso che si fa di quel termine.

Anche se, per il cristianesimo «amore» è una parola importante, tant’è che san Giovanni arriva a sintetizzare il centro dell’evangelo così: «Dio è amore».

Gesù non dice semplicemente «amate»: potrebbe essere un sentimentalismo, una necessità biologica o storica, anche perché se non ci amiamo semplicemente ci distruggiamo. Di rado sappiamo che cosa sia realmente l’amore. Può essere confuso con «desiderare» e che può portare a cercare solo ciò che manca. Possiamo cercare nell’altro ciò che manca alla nostra vita, rischiando di volere in lui quello che cerco io e non tanto quello che l’altro è.

L’amore evangelico esige che l’uomo «rinneghi se stesso», espressione che può anche essere letta come un imparare da un altro (Gesù Cristo) che cosa sia l’amore.

«Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi»: Gesù Cristo diventa il modello dell’amore. In una piccola parola c’è la bellezza di una vita donata: «come».

«Non c’è amore più grande di questo: dare la vita»: questa è la misura. E si sa che in quella misura smisurata è implicato il prendersi cura dell’altro che può essere anche il nemico, o chi disperato chiede aiuto, o chi ci può procurare fastidio.

La promessa del Risorto è che questo comandamento è dato per portare frutto.

Se si riesce a vivere quel «come», la vita sarà buona.

 

 

Immagine: Don Pino Puglisi con i ragazzi del quartiere Brancaccio a Palermo