Le scomode ragioni della profezia

XX domenica del Tempo ordinario

Ger 38,4-6.8-10; Sal 39; Eb 12,1-4; Lc 12,49-53

 

Le parole dei profeti danno fastidio, da sempre.

Quando il loro sguardo acuto e la loro voce severa si alzano per parlare alla coscienza indicando ciò nella vita fa la differenza, quasi sempre alimentano irritazione, che può generare una comune ostilità.

Dove tutti vedono segni di gloria, Geremia con libertà denuncia tracce di decadenza. La sua parola è un ostacolo per la società dell’ottimismo e del consenso, per chi anche sul ciglio del burrone continua a dire che tutta va bene.

Geremia, come molti altri, paga cara la sua propensione a dire la verità con franchezza: «Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso. Sono diventato oggetto di derisione, ogni giorno».

Lo stesso Gesù pagherà con la vita la novità del suo annuncio.

A quelli che da lui si aspettano «pace» egli promette il «fuoco». L’annuncio cristiano non accetta di lasciare il mondo così come lo trova.

Lo scrittore Leonardo Sciascia scriveva: «Io mi aspetto che i cristiani qualche volta accarezzino il mondo in contropelo».

Dalla religione, in genere, ci si aspetta ordine, convenzione, stabilità, conservazione, solidità di principi immutabili… Ma la testimonianza che il Figlio rende al Padre è di quelle che chiedono di prendere posizione, una giustizia che imponendo di schierarsi finisce anche per dividere.

Il vangelo del Regno scompagina facili schemi religiosi e si potranno dividere anche i legami più sacri: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso. Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto».

Qual è il significato di queste immagini.

Iniziamo da quella del fuoco.

Al termine del diluvio appare nel cielo l’arcobaleno, simbolo della pace ristabilita fra il cielo e la terra e Dio giura: «Non sarà più distrutto nessun vivente dalle acque del diluvio, né più diluvio devasterà la terra». Da questa promessa nasce e si diffonde in Israele la convinzione che, per purificare il mondo dall’iniquità, Dio non si sarebbe più servito dell’acqua, ma del fuoco: “Con il fuoco il Signore farà giustizia su tutta la terra» (Is 66,16). Anche il Battista annunciava la venuta del Messia con parole minacciose: «Egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco. Brucerà la pula con un fuoco inestinguibile».

Di fuoco parla anche Gesù.

Il fuoco di Dio non ha lo scopo di annientare o torturare, ma è lo strumento con cui vuole distruggere il male e purificare: è il fuoco della sua parola di salvezza, è la fiamma irresistibile del suo amore, è il suo Spirito sceso come fiamma sui discepoli e ha cominciato a diffondersi nel mondo come un incendio benefico e rinnovatore.

«Come vorrei che fosse già acceso!». È l’espressione del suo ardente desiderio di vedere al più presto distrutto il male che è nel mondo.

La seconda immagine, quella del battesimo.

Gesù afferma che, per scatenare questo incendio, egli deve prima essere battezzato. Battezzare significa sommergere e Gesù si riferisce alla sua immersione nelle acque della morte. Quest’acqua è stata preparata dai suoi nemici per spegnere per sempre il fuoco della sua parola, ma ha ottenuto l’effetto opposto: comunica a questo fuoco una forza incontenibile.

Cosa accadrà a coloro che portano il fuoco di Cristo?

Provocheranno anch’essi – assicura Gesù – divisioni, ostilità e dovranno mettere in conto dolorose lacerazioni anche all’interno delle loro stesse famiglie: «Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione». Eppure, nei profeti si legge che il Messia sarà «il principe della pace»; durante il suo regno «il lupo dimorerà insieme con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto»; «l’arco di guerra sarà spezzato, annunzierà la pace alle genti». A Betlemme gli angeli cantano: «Pace sulla terra!» e Paolo scrive: «Egli è la nostra pace!».

L’annuncio del Vangelo porterà armonia o discordie?

È vero, i profeti hanno promesso la pace, ma hanno anche annunciato conflitti e separazioni.

Il messaggio di Gesù è un fuoco che purifica e chi si sente minacciato da questo «fuoco»non rimane passivo: si oppone con ogni mezzo.

I contadini sanno riconoscere i cambiamenti del tempo per sapere quando seminare al momento giusto. Come mai – chiede Gesù – gli uomini che sono così attenti ai segni del calore e delle piogge, non sanno riconoscere i segni del mondo nuovo che è apparso? Perché non vogliono aprire gli occhi sulla proposta evangelica?

La realtà introdotta dalla sua parola disturba, scomoda. Si vuole che il mondo antico continui e non ci si accorge di ciò che sta accadendo.

Il vangelo porta cambiamenti, trasformazioni, introduce della novità.

Per paura, si preferisce chiudere gli occhi e restare ancorati al già saputo.

Leggendo la storia della fede cristiana ci si rende conto che il fuoco del Vangelo divampa qua e là, di tanto in tanto, in persone e comunità che lo fanno riapparire smuovendo la brace, ma poi può nuovamente venire coperto dalla cenere.

Eppure arde!

C’è una goccia di fuoco sopra ognuno di noi, e lo Spirito continua ad accendere i suoi roveti all’angolo di ogni strada.

 

 

 

Immagine: foto di Gianni Berengo Gardin, Abazia di San Miniato al Monte

condividi su