Zuccherare

Dulcis in fundo, tra i verbi della cultura possiamo considerare lo zuccherare, che è attività elementare di dosaggio. Si ispira alla cultura del cibo, con cui ogni madre, svezzando il proprio figlio, dosa momenti, quantità, temperature e ingredienti del cibo. Fin dall’inizio, educa le abitudini e le sensibilità alimentari di colui o colei che viene al mondo. Proseguirà aggiungendo i primi dolorosi divieti: «Basta zucchero!», «Basta caramelle!» Zuccherare la vita quotidiana richiede dosaggio!

Le misure non sono fissate in modo univoco né per sempre. Ci sono momenti in cui il corpo richiede più zucchero e altri in cui ne soffre gli eccessi e prova nausea. Inoltre, stando con gli altri e condividendo il cibo, occorre tenere conto di misure che non sono uguali per tutti: «Quanto zucchero volete nel vostro caffè e quanto dolce nella vostra dieta?».

L’acqua troppo zuccherata rischia di diventare imbevibile e buttata via, con il conseguente spreco di una risorsa naturale così preziosa. Ma l’acqua pura, inodore e incolore, non è sufficiente per tutte le circostanze. Ci sono condizioni di salute in cui l’acqua «non va giù…», se non con l’aggiunta di zucchero o altri additivi che la rendano più amabile. Occorre talvolta integrarla per suscitare il bisogno, il gusto, l’attrazione per questo bene che è essenziale per la sopravvivenza.

Da attività elementare nella vita quotidiana, zuccherare passa a diventare simbolo delle attività culturali, che addolciscono la materialità essenziale e grezza di cui è fatta la vita. Bisogna certamente apprendere e insegnare i dosaggi. Ma ciò non toglie che la pura e semplice essenzialità non basta a dare il tocco della dolcezza, della bontà, dell’amabilità che il mondo, gli ambienti e le persone possono trasmettere. Parole e i gesti vanno addolciti, con buon gusto e giusto dosaggio. Se la misura eccede, le parole e i gesti diventano sdolcinati, melliflui, nauseanti.

Il corpo sociale si ammala quando la realtà viene narrata in modo edulcorato. Ma non gode di buona salute quando viene sedotto dal culto dell’essenzialità naturale o della nuda razionalità.