Il ruolo del Vescovo come pastore della chiesa locale non è molto cambiato nei secoli. Infatti il suo compito principale, declinato in diversi modi, continua a essere quello di orientare la comunità cristiana affidatigli.
Gli strumenti previsti dalla Chiesa con questo scopo hanno il loro punto centrale nelle visite pastorali. Sono dei momenti con i quali il Vescovo “mantiene contatti personali… E’ l’occasione per ravvivare le energie degli operai evangelici, lodarli, incoraggiarli e consolarli” (Apostolorum successores, n. 221). In una parola, orientare.
L’istituto visitale trae le origini dagli Apostoli (cfr. Atti 9, 32), mentre le prime attestazioni di viaggi ufficiali risalgono ai Concili spagnoli (VI sec.). Nel tempo la Chiesa ha provveduto a promulgare delle regole, volte a chiarire gli scopi e i mezzi di queste visite, fino al Concilio di Trento (1545-1563) con il quale la visita pastorale ha assunto un carattere più capillare e amministrativo. Dal Concilio Vaticano II si è potuto osservare una maggiore attenzione all’aspetto pastorale: il Vescovo visita la sua Diocesi per conoscere e orientare contemporaneamente il proprio magistero e i fedeli.
L’Archivio diocesano conserva molte delle relazioni e dei questionari che i parroci hanno compilato in preparazione alla venuta del Vescovo: leggendo come si era svolta la visitatio hominum (clero, fedeli, comunità) e la visitatio rerum (chiesa, canonica, cimitero, beneficio parrocchiale) emergono a prima vista aspetti puramente amministrativi e contabili. Eppure anche attraverso la gestione quotidiana e materiale si esprime la fede. A seguito della visita, venivano solitamente emanati dei decreti, volti a riparare le carenze segnalate.
Certo, può essere considerato anche un orientamento forzato, eppure ‘orientare’ significa portare verso l’Est, verso la luce. I decreti vescovili, come tutti gli atti di preparazione della visita, e per estensione anche gli altri atti amministrativi, dovrebbero avere come sottofondo proprio l’obiettivo di aiutare i fedeli a rivolgersi verso la parte giusta.
Le 924 visite pastorali conservate ci testimoniano i modi diversi con cui il clero ha cercato di orientare le comunità, con le difficoltà e le ombre di ogni epoca. Accanto a queste è doveroso ricordare la luce che è sorta grazie a parroci, vescovi e catechisti, e che ogni periodo storico ha visto declinata in modalità differenti. Numerosi sono gli sguardi con cui leggere le visite pastorali, ma tutti hanno in comune la ricerca e il bisogno di orientamento.