Sono nato e sono in un registro: esisto!

Nascere: è la prima azione comune a tutti gli uomini. Come dice don Giuseppe, nascere non è solo una cosa fisica, bensì coinvolge tutta la bella complessità della nostra vita sociale. In questo modo, nella religione cristiana, condividiamo un atto importante che sancisce la nostra nascita nel mondo e la nostra ri-nascita nella fede: il battesimo. E la Chiesa ha sancito ciò con la creazione di un documento, apparentemente solo amministrativo.

Gli atti di battesimo, che ogni parrocchia custodisce e che l’Archivio della Curia costudisce in copie originali, diventano obbligatori con il Concilio di Trento (1545-1563) e sono attestazioni dell’appartenenza alla comunità cristiana. Il primo scopo di questa documentazione è relativo alla cura d’anime: ogni sacerdote era a conoscenza dei fedeli a lui affidati. È solo a partire dalle Regie Patenti del 20 giugno 1837 che questi registri assumono un valore di Stato civile, cioè la registrazione del battesimo, grazie alla presenza dei dati di nascita anche, diviene l’attestazione della presenza legale di un essere umano. Senza questi registri, dal punto di vista legale e amministrativo, non si esisterebbe e ciò significherebbe un’inesistenza per l’assistenza sanitaria, per la scuola e per ogni forma di diritto.

I registri dal 1837 sono stampati secondo un formulario comune, in italiano, e compilati in triplice copia, cosicché una sia depositata in Curia, un’altra in Parrocchia e l’ultima presso il Comune. Questo avviene fino al 1865, nel momento in cui lo Stato italiano fa entrare in vigore un proprio autonomo servizio di anagrafe. Da quella data i registri di battesimo non perdono totalmente il loro valore, ma per lo Stato non hanno più alcuna funzione.

Questi documenti sono attualmente utilizzati per le attestazioni per l’accesso ai sacramenti della Confermazione (la seconda ri-nascita), del Matrimonio e anche degli Ordini. Un altro importante utilizzo è per la richiesta di cittadinanza italiana iure sanguinis di persone straniere ma con avi italiani: se attestano che un loro parente era un emigrato italiano, possono accedere alla cittadinanza. L’Archivio storico diocesano è a disposizione anche per questo servizio e per ricerche genealogiche amatoriali: i 30 metri lineari di registri, dal 1826 circa fino al 1999, sono consultabili, nel rispetto delle norme relative alla privacy, grazie a pratici elenchi realizzati dai volontari.

Cosa serve dunque oggi registrare le nascite e i battesimi in una parrocchia? La domanda porta con sé numerose riflessioni, ma questi documenti continuano comunque ad assolvere la funzione di registrare l’entrata a far parte di una comunità di fedeli. La nascita non è solo un mero atto fisico né un atto burocratico (in vista della scuola, del lavoro…e quindi anche delle tasse!), ma è un atto sociale e, per noi cristiani, di fede. Ed è emblatico notare come a partire dalla metà del Novecento i numeri degli atti di battesimo diminuiscano notevolmente, segno di un cambiamento nella società.

Concludo con una breve precisazione. “Dovete nascere dall’alto” (Gv 3, 7): per questa nascita non ci sono documenti da compilare, né attestazioni. L’unico atto sarà nel cuore di Dio e nel nostro.

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