La pandemia ci ha insegnato a conoscere in modo nuovo i processi con cui le malattie si diffondono, oltrepassando confini e distinzioni sociali e geografiche. L’insegnamento non è terminato, perché di tanto in tanto giunge una nuova ondata. Il Covid 19, tuttavia, è solamente la manifestazione più recente di un oceano vasto di sofferenza.
La tentazione è di chiudere gli occhi, attanagliati dalle passioni tristi della malinconia e dell’angoscia per la propria impotenza. Oppure di andare in farmacia per spegnere il segnale del dolore. Non riusciamo a reggere lo sguardo sulla sofferenza altrui e su quella prevedibile per il futuro. Sapere che i bambini di oggi avranno da soffrire in media più di quanto abbiamo sofferto noi è una realtà a cui neppure vogliamo pensare. Riconoscere che le tracce del dolore restano impresse nei corpi e nelle anime delle persone e segnano non solo il loro futuro, ma anche quelle delle generazioni successive, è mettere il dito su una piaga dolorosa.
L’esperienza che facciamo ora della sofferenza può diventare punto di partenza per il futuro che vogliamo! Ogni attività umana può trasmettere ondate di consolazione, vibrazioni che risanano. Il processo con cui l’umanità viene curata è il medesimo di quello con cui viene ferita. La diffusione è capillare, invisibile e tuttavia efficace. Ogni comportamento, gesto, azione, parola ha la potenzialità di andare lontano nello spazio e nel tempo. Può diventare ondata o vibrazione che trasporta la guarigione oltre i confini di casa e oltre l’arco temporale della propria esistenza.
Ecco una prospettiva per ripartire, consapevoli delle enormi potenzialità che ha la consolazione, la cura del dolore. Non ne abbiamo il controllo e non la possiamo gestire come si fa con le risorse sanitarie, eppure da questa risorsa deriva il futuro dell’umanità e di ogni creatura esposta al dolore e alle ferite: umani, animali, vegetali, grandi organismi e microorganismi, singoli viventi ed ecosistemi.
Ripartire dalla sofferenza significa, ogni volta in cui ci mettiamo in azione, investire sulla consolazione e sulla cura delle ferite.