Quando – all’inizio del XVIII secolo – i confratelli di Santa Croce in Cuneo decisero di rinnovare il proprio oratorio, decretarono l’abbattimento della vecchia chiesa e l’apertura di uno dei cantieri più importanti della città che sarebbe durato per buona parte del secolo coinvolgendo le migliori maestranze. La completa trasformazione dell’edificio mise in gioco i professionisti più quotati e apprezzati del Piemonte di primo Settecento: da Francesco Gallo a Domenico Beltramelli, da Francesco Gaggini a Pietro Antonio Pozzo.
Dietro questa trasformazione leggiamo naturalmente la volontà di affermazione sociale della potente confraternita e la necessità di aggiornamento dal punto di vista strutturale, ma questa voglia di cambiamento non deve trarre in inganno: sono molti, infatti, gli indizi che dimostrano come le azioni del sodalizio fossero mosse da un desiderio di continuità con il passato, dal bisogno di rafforzare il legame che li univa ai confratelli dei secoli precedenti.
L’altro “momento d’oro” della confraternita non era poi così distante: negli anni Venti del Seicento – poco prima della grande epidemia di Peste Nera che devastò l’intero territorio – le confraternite cittadine affermarono il proprio prestigio in campo sociale e campo artistico. Santa Croce e San Sebastiano si contendevano allora gli artisti più affermati sulla scena piemontese per la realizzazione di tele e affreschi: il saviglianese Giovanni Antoni Molineri e i fratelli Giulio e Giovanni Battista Bruno di Priero.
Allo scadere del 1625 il Consiglio della Confraternita aveva affidato il ciclo decorativo quattordici teleri con le Storie della Croce “Doi pittori di Priero molto intelligenti nella pittura” (identificati dagli studi con i fratelli Bruno), fino a pochi mesi prima documentati a Genova. Le tele – completate l’anno successivo come si desume dalla data su una di esse – rappresentavano episodi legati al potere salvifico della croce, in grado di favorire vittorie, convertire genti, scacciare demoni, risanare ammalati…. Un documento del 1714 riferisce che su tutte le tele compariva il contrassegno di stemmi delle famiglie notabili cuneesi: i blasoni andarono perduti proprio in occasione del riadattamento dell’edificio quando le tele vennero rifilate per adattarle alle cornici in stucco.
All’interno della nuova fabbrica, nello spettacolare progetto della “premiata ditta” Gallo – Pozzi, entro sontuose cornici barocche trova posto anche l’icona principale del piccolo oratorio della Crociata Minore di San Bernardino, demolito per far posto alla nuova chiesa. La tela, pagata dai ricchi e nobili confratelli Giovanni Antonio Della Chiesa ed Antonio Bonada, era stata realizzata nei primissimi anni del Seicento da Guglielmo Caccia detto il Moncalvo, pittore attivo anche per la corte di Carlo Emanuele I di Savoia; essa rappresenta la Madonna con Gesù Bambino tra san Bernardino da Siena san Nicola.
Laura Marino, Direttore del museo diocesano
Ph. ©Giorgio Olivero tratta da: La carità svelata. Il patrimonio storico artistico della Confraternita e dell’Ospedale di Santa Croce in Cuneo, catalogo della mostra a cura di G. Romano, G. Spione, Cuneo 2007.