Ritus coniurandi

Ritus coniurandi et expellendi nubes, grandines, et fulgura a daemonibus, seu ab eorum ministris excitata
Auctore Archipresbytero Johanne Paulo Morretto Prothomotario Apostolico, Vicario Foraneo et Sancti Officij Loci Novelli Cunei, MDCLXXXII  1682

In questo frangente di pandemia, che ha colpito in modo destabilizzante per l’intero globo, si è rimasti ancor più sconcertati perché si riteneva un simile evento cosa rilegata al passato oscurantista; dove si ricorreva alla preghiera e agli esorcismi, come forme di semplice superstizione, dal momento che non vi era la sicurezza della scienza medica attuale, che avrebbe dovuto garantirci contro ogni nefasta evenienza.

Come testimonianza dello stile di preghiere per pubbliche calamità del passato si può consultare un manuale stampato a Cuneo nel 1682, e ristampato nel 1697, scritto dall’arciprete di Novello, nelle Langhe.

Si tratta di un volumetto tascabile (cm 17,2 x 11) di 192 pagine, con dedica a Vittorio Della Chiesa dei conti di Stroppo e Cervignasco, vescovo di Alba. A serietà dell’atto religioso è indicata nelle prime battute di introduzione: “Benché sia cosa ardua e oltre ogni limite comandare al Demonio, soggiogarlo e scacciare dal suo potere i suoi seguaci e fautori, tuttavia Cristo Signore nostro non volle comunicare questo potere solo ai nostri Ministri Superiori, cioè a Pietro, ma aggiunse questo ufficio anche agli ordini inferiori, per confondere la superbia del Diavolo, che deve obbedire e sottomettersi anche a qualsiasi Ministro; come fu abbassata la superbia di Golia con la fionda e il sasso dal piccolo Davide”.

Per questo il ministro di Gesù Cristo che affronta questo ufficio deve essere ben radicato nella fede cattolica e nell’umiltà, sapendo che prega ed agisce nella persona della Chiesa. Per questo le preghiere di scongiuro iniziano con l’atto di confessione del sacerdote, rivestito di stola e genuflesso davanti all’altare, segnandosi prima lui col segno della croce sulla fronte, sulla bocca e sul petto, per agire nella potenza, sapienza ed amore della Trinità.

Seguono vari scongiuri contro le tempeste, la grandine e le potestà dell’aria; si ricorre a segni e mezzi diversi: da suono delle campane, alle candele, all’acqua benedetta; gli esorcismi più potenti si fanno con il Santissimi Sacramento, con le reliquie, di cui la più efficace è quella della santa Croce, invocando il Nome di Gesù, la Trinità, gli Angeli. Vi sono preghiere contro i vermi, le locuste e tutte le bestie che possono arrecare danno ai frutti della terra.

Questi esorcismi contengono sempre un riferimento al vangelo, in particolare i brani in cui Gesù comanda alle forze della natura o scaccia i demoni. Le preghiere di esorcismo sono un incalzare di segni di croce verso i quattro angoli della terra: ogni “oremus” è condito di de decine di segni di croce; il più lungo ne conta quasi cinquanta!

Pastoralmente più interessante è la seconda parte del libro, dedicata alle benedizioni agli ammalati. Questa parte contiene una serie di esortazioni in italiano che il curato può fare al malato o moribondo a secondo delle circostanze. Si va dall’esortazione al pentimento dei peccati, alla preparazione per ricevere l’estrema unzione, all’esortazione alla fiducia nella salvezza, contro la disperazione, e per la sopportazione delle sofferenze. Vi sono poi esortazioni per singole categorie di malati: religiosi, gentil uomini, soldati, mercanti, contadini, donne maritate o vedove. Si conclude con parole di misericordia da sussurrare all’orecchio del moribondo!

Il libretto deve aver avuto un discreto smercio perché venne ristampato, sempre a Cuneo nel 1697, dal Benentino, genero dello Strabella.

 

Bibliografia

MORETTO, Giovanni Paolo. Ritus coniurandi et expellendi nubes, grandines et fulgura a daemonibus. Cuneo: Lorenzo Strabella, 1682.

MORETTO, Giovanni Paolo. Ritus coniurandi et expellendi nubes, grandines, et fulgura à daemonibus. Cuneo: Giovanni Battista Benentino, 1697.