Nel giugno del 1957 le intense precipitazioni provocano numerose alluvioni; ad essere maggiormente colpite, in Piemonte, sono le province di Torino e Cuneo. In particolare è l’alta Valle Stura a soffrire: Argentera è sepolta fino ai primi piani delle abitazioni; Prinardo, ancora con i segni dell’incendio appiccato dai Nazifascisti, è pericolante; i campi fino a Roviera di Vinadio sono devastati. Le altre valli hanno subito danni, meno ingenti di questa.
Siamo ormai diventati assuefatti nel sentire e vedere immagini di situazioni disastrose, come questa descritta in diverse relazioni conservate nell’Archivio storico diocesano. Ed è in occasioni simili che si sente spesso il verbo “ripartire”, magari anche associato con “da zero”. Fermandosi un attimo a riflettere e scorrendo le parole delle relazioni si può intuire che non si riparte mai da zero: è impossibile cancellare quello che è stato prima un determinato evento. Un’alluvione, meteorologica o figurata, può distruggere e ricoprire, ma mai cancellare del tutto. Si può ri-partire, cioè non abbandonarsi alla disperazione e all’immobilismo: in Valle Stura poco tempo dopo l’alluvione erano stati creati, per iniziativa dell’Opera Diocesana di Assistenza presieduta da don Aldo Benevelli, 2 convitti a Vinadio e a Demonte. A ciò si aggiunge l’immediato arrivo dei soccorsi con l’obiettivo di “avvicinare tutte le famiglie…aiutarle con aiuti periodici” e cercare di renderle autosufficienti con il lavoro (andando a chiedere aiuto alla Ferrero di Alba). In questo modo la zona montana ha potuto ri-partire.
In modo meno traumatico, i servizi della Chiesa, come anche le scuole, ri-partono ogni anno a settembre. Ri-partire anche per l’Archivio non significa resettare: le esperienze di valorizzazione digitale, tramite momenti formativi e il percorso di arte e fede sui battisteri sulla piattaforma Beweb, hanno aperto interessanti prospettive di lavoro. Ripartire quest’anno significa anche fare una seria riflessione per quanto riguarda il patrimonio archivistico storico delle parrocchie, sull’onda degli incontri sinodali. La prosecuzione delle operazioni di schedatura dovrà essere accompagnata da iniziative di valorizzazione del patrimonio, in dialogo con gli altri servizi culturali diocesani e con il territorio. Queste e altre cose caratterizzano questa ripartenza, ma senza mai scordare l’esperienza della pandemia.
Ri-partire significa fare autentica memoria del passato, sapendo contemporaneamente guardare al futuro con speranza: così si può riassumere il servizio che l’Archivio storico diocesano di Cuneo svolge all’interno della comunità.
Martino Dutto, archivista