Per final pagamento delle sue fatiche

All’inizio del XVIII secolo la struttura del coro di San Sebastiano doveva essere terminata, ma la sua decorazione era ancora parziale. Negli anni Venti del secolo precedente era stato chiamato Giovanni Antonio Molineri per dipingere le vele con gli Evangelisti e la tela dell’altar maggiore, ma la volta e i coretti laterali dovevano essere ancora spogli. La scelta ricadde allora su un artista particolarmente significativo: Alessandro Trono, cuneese di nascita e membro della confraternita di San Sebastiano. Oggi possiamo inquadrare la vicenda in un più ampio contesto grazie alle carte conservate negli archivi.

Alessandro Trono era nato a Cuneo il 3 novembre 1697, come testimonia l’atto di Battesimo conservato presso l’archivio parrocchiale di Santa Maria della Pieve, all’epoca sita a poche decine di metri da San Sebastiano. In questo quartiere egli continuerà a risiedere la sua famiglia. Poco sappiamo della sua prima formazione, verosimilmente condotta nella città natale. Alcuni documenti della Confraternita di Santa Croce testimoniano però la sua presenza a Roma, nel dicembre del 1724: in relazione alla committenza della pala d’altare per la Cappella del Suffragio, infatti, i consiglieri “hanno ordinato diferirsi e sospendersi a tempo più opportuno la proposta commissione della pittura per la Cappella del Suffragio, ancorché il Pittore Signor Trono di questa città che si ritrova in quella di Roma”. Al momento questo resta un aggancio che non trova ulteriori sviluppi, poiché non risulta alcuna registrazione dell’artista presso l’Accademia di San Luca nè presso lo studio di un qualche affermato pittore romano del tempo. Pochi anni dopo sappiamo invece con certezza che egli soggiornò a Bologna, dove nel 1727 partecipa al Concorso Marsili-Aldovrandi presso la locale Accademia Clementina, gara alla quale si poteva accedere solo avendo frequentato i corsi dell’anno precedente. Al rientro dai suoi viaggi, Trono prende residenza a Torino, dove resta – pur continuando a operare per la Grande Provincia – fino alla morte, avvenuta il 21 ottobre 1781.

Come evidenziato dall’articolo dell’archivista Martino Dutto, l’intervento nel coro di San Sebastiano è documentato nei libri contabili della Confraternita oggi conservati nell’Archivio Diocesano. Qui vengono riportati tempi, modalità e costi del lavoro di Trono, che affresca la volta raffigurandovi la gloria del santo dedicatario. In questi documenti, il pittore viene pagato 8 lire a giornata per i 117 giorni lavorativi distribuiti tra il 13 maggio e il 6 settembre 1743, più le spese di viaggio da e per Torino e, naturalmente, i colori. Operando opportune detrazioni per i giorni di assenza e i festivi, alla fine il “Sig. Nodaro Michele Buffo Segretario della molto Veneranda Confraternita di San Sebastiano sarà contento spedir mandato a favor del Signor Pittore Alessandro Trono per L. 686 per final pagamento delle sue fatiche e precisamente de’ colori impiegati nelle pitture del nuovo coro, come nelle qui avanti scritta parcella”.

Lo spazio viene illusionisticamente dilatato tramite una successione di anelli concentrici formati da elementi architettonici e composizioni floreali attribuiti ai fratelli Pozzi; qui ha luogo l’ascesa celeste di san Sebastiano, spinto verso l’Empireo da eleganti figure angeliche che si librano nell’aria con panneggi ampi e svolazzanti, in una potente esplosione multicolore. Questa è l’unica testimonianza giuntaci di Trono come frescante, all’interno di un catalogo che oggi conta circa 40 opere (escludendo quelle perdute) su tutto il territorio piemontese.