M. STRIET, Libertà. Ovverosia il caso serio. Lavorare per Abbattere i bastioni, Queriniana, Brescia 2020

Testo di difficile lettura per il suo genere di risposta polemica. Ribatte dialetticamente allo «scritto polemico» di K. H. MENKE, La verità rende liberi o la libertà rende veri? Steso in fretta, porta i limiti di una scrittura irruente, che non ha potuto concedere al linguaggio i tempi lunghi della maturazione. Nonostante questo, è certamente un testo che scuote la teologia e rimette al centro questioni essenziali. Il caso serio è la libertà: «… è la cosa più alta per l’essere umano … il riconoscerla è la cosa più sublime anche per Dio» (8). «Dio vincola se stesso a rispettare l’uomo nella sua dignità e gli riconosce il diritto a determinare se stesso nella sua libertà secondo ragioni sensibili alla libertà e a vincolarsi ad esse» (168). Con il proprio antagonista, l’autore condivide la convinzione che attorno alla concezione della libertà si gioca la figura complessiva del cattolicesimo e il suo futuro nella società. Diversamente da Menke, Striet ritiene che la conquista moderna della libertà intesa come autonomia e autoderminazione non sia affatto un pericolo per il cristianesimo, quanto una «chance». «Spiegare che cosa significa comprendere la modernità come chance è l’intenzione di questo libro» (23). Il crinale sta proprio nell’alternativa tra rifiuto o accoglienza della modernità: «Come ti poni con la modernità?» (13). Essa ha reso consapevoli in modo radicale «della limitatezza della coscienza umana e del legame con la storia di ogni pensiero umano» (14).