In campo ecclesiale il verbo unire è stato abbondantemente usato, soprattutto dall’inizio del ‘900, e ancor più dopo il concilio Vaticano II, per il vasto movimento che mira all’unità dei cristiani. Nella biblioteca diocesana si possono consultare decine di libri dedicati a questo tema.
Nella tradizione culturale antica e medievale il verbo unire indicava soprattutto un cammino di riunificazione spirituale per riportare la natura e le persone all’armonia originaria, persa con il disperdersi degli enti e con lo scompiglio del male e del peccato. Era un processo di purificazione degli esseri per tornare alla comunione con l’Uno da cui tutto traeva origine. Dalle teorie filosofiche neoplatoniche di Plotino, tali concezioni avevano influenzato il pensiero di vari padri della Chiesa, con lo Pseudo Dionigi e poi Agostino, con la sua vasta impronta successiva.
Nella scia di una simile ricerca san Bonaventura traccia il suo “Itinerario della mente a Dio”, verso il 1259, illuminato dall’esperienza di san Francesco di cui era il sesto successore nella guida dell’irrequieto ordine di frati. Per lui il cammino interiore va oltre le proposte di tipo filosofico o morale, ricomponendo un’unità della persona, coinvolgendo mente e cuore.
L’ “itinerario” può trovare una sua traduzione prettamente evangelica in alcuni opuscoli di meditazione, talvolta di discussa attribuzione a san Bonaventura, ma assai illuminanti della riscoperta della centralità di Gesù Cristo e della via evangelica per lasciarsi riunificare con Dio per mezzo della croce di Gesù. Esplicito in questo cammino è il libretto: “La vite mistica”, che parte dall’immagine giovannea: “Io sono la vera vite e voi i tralci” (Gv 15, 1 ss). In 24 brevi capitoletti vengono ripresi i legami della vite con i tralci, dando soprattutto attenzione a come la vite stessa si è lasciata legare in vari modi alla realtà umana e come passa la sua energia ai tralci ed alle foglie. In modo per noi inusitato, intreccia l’esperienza della passione di Gesù, con le sue legature-umiliazioni, le sue foglie-parole, le sue rose-profumo di carità e la sua linfa-spargimento di sangue, per smuovere i cuori induriti a lasciarsi com-muovere, cioè aprirsi alle lacrime, per essere coinvolti nell’amore con cui il Cristo crocifisso attira tutti a sé. Con l’auspicio finale di Gesù a chi contempla la sua passione: “donami a te, donati a me”! E conclude con la preghiera: “Così, dopo esserci conformati all’immagine della tua passione, potremo anche riformarci – con l’aiuto di nostro Signore – secondo quell’immagine della tua Divinità che, con il peccato abbiamo perduto. Amen”
La vite mistica / S. Bonaventura da Bagnoregio;
introduzione, traduzione, note e indici di Mario Spinelli. – Roma: Pia Unione Preziosissimo Sangue, 1994. – 108 p. ; 24 cm. – (Sangue e Vita ; 12)