La memoria liturgica di don Bosco è il 31 gennaio ma per favorire la partecipazione di tutti quest’anno viene celebrata la domenica 5 febbraio. La preparazione è dedicata ai suoi valori educativi e carismatici, da richiamare e da approfondire, per crescere «come cristiani buoni, abitati dal bene della grazia di Dio, e cittadini onesti, abitati da affidabilità e carità solidale».
Crescere: cogliendo le opportunità che la vita offre. Senza ripiegarsi su se stessi o piangersi addosso (umanamente anche comprensibile, viste le tante situazioni di fronte a cui pone l’esistenza). Don Bosco educava ad aver cura della vita e si adoperava nell’aiutare il mondo giovanile a saper cercare e scegliere quanto poteva renderla significativa e buona.
Il sabato sera 21 gennaio – presso la Sala della comunità, Teatro don Bosco di Cuneo – è invitata una donna a portare la testimonianza meravigliosa di una vita che diventa profezia e messaggio di crescita e di amore: Simona Atzori, nota ballerina e pittrice. È nata senza le braccia. La sua fede, il suo coraggio, la sua tenacia e voglia di vivere unita ad una presenza amorevole dei genitori la rendono capace di cogliere le opportunità buone di una vita che non si piange addosso, ma sa sperare e regalare fiducia ovunque. Davanti al Papa e davanti a genitori premurosi verso i figli, davanti a platee di migliaia di giovani e davanti a bimbe e bimbi africani con i corpicini fragili. Farà del bene ascoltarla e vederla.
Crescere: con una professione tra le mani, che da dignità e futuro alla tua vita giovanile. Per questo don Bosco, tra le priorità dell’oratorio, individua quella di insegnare un lavoro. Avrà la capacità di diventare un uomo, di crearsi una famiglia, di evitare sfruttamento e di poter inserire la sua crescita come persona in un ambito bidirezionale: spirituale e sociale. Onesto cittadino e buon cristiano. Don Bosco inventa il primo contratto da apprendista. Un ormai «vecchio» canto oratoriano (don Bosco 2000) ricorda che i giovani che frequentano oggi i cortili «non sono più spazzacamini né maniscalchi» ma i loro volti continuano a chiedere futuro. Una parte di questo futuro si chiama, oggi come a fine ottocento, lavoro: a livelli diversi, con formazione diversa, con aspirazioni diverse. Cosa fanno oggi l’oratorio e le diverse agenzie di formazione per creare non solo manodopera ma anche persone favorendo lo sviluppo di capacità proprie e l’inserimento nel mondo del lavoro? Novembre 1851: il primo contratto di lavoro della storia d’Italia porta la firma di don Bosco Giovanni. Il lavoro — egli diceva — non è una merce da comperare e rivendere in concorrenza. Il lavoro è la dignità dell’uomo. Deve essere rispettato e tutelato, come deve essere rispettato e tutelato il lavoratore».
L’impresa necessita di nuovi lavoratori e nuova formazione: questi mondi si parlano? Questi mondi si capiscono? Ma soprattutto condividono le stesse visioni? È interesse per l’impresa avere lavoro in crescita o ciò che conta è riempire vuoti in una più o meno ipotetica catena di montaggio? A questo argomento e alle sue domande vuole dare spazio la serata di sabato 28 gennaio. Con testimonianze che cercano di confrontarsi con i valori che don Bosco individuava e proponeva. Educando a farsi carico delle esigenze di bene della comunità cristiana e umana.
La serata di sabato 4 febbraio, vigilia della festa in onore di don Bosco, si inserisce accanto a tutta la Famiglia salesiana nel mondo provando ad approfondire la strenna che ha dato il successore di don Bosco, don Angel Fernandez Artime, per questo anno 2023: «Come lievito nella famiglia umana». Sollecita la vocazione di laici che provano a seguire don Bosco nel suo impegno di rendere un tantino più umano, più fraterno e accogliente questo nostro mondo. Facendo sentire a proprio agio, come in famiglia, ogni persona che abitano la terra. È sfida audace, ma la carità di don Bosco insegna che nulla è impossibile a chi crede e lavora con amore. Insieme. Accompagnerà l’incontro del 4 febbraio il Vicario del Rettor Maggiore, don Stefano Martoglio: con la sua testimonianza darà un orizzonte di universalità e di slancio missionario. Orizzonte e slancio che Cuneo e la Granda tutta sanno vivere e donare molto bene.