Cultura sinodale

A proposito dell’attività culturale, vale quanto scrive Salvatore Settis: «Due universi, un passato da ricostruire e un futuro da costruire, devono trovare un punto d’incontro: la relazione profonda tra cultura materiale (del passato) e comunità (di oggi)» S. SETTIS, «Musei riaperti sul nostro futuro», in Il Sole 24 ore (6 giugno 2021).
Trovare punti di incontro è anche l’obiettivo del metodo sinodale, che la Chiesa Cattolica sta cercando di rilanciare. L’incontro ricercato è il con-sensus, parola tecnica della teologia che mette insieme vari significati: consenso, concordia, comunione di spirito. Cfr. COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE, Il sensus fidei nella vita della Chiesa.
Le vie da percorrere sono diversificate e lunghe, come ogni strada che porti ad incontrarsi. La meta, inoltre, non è mai raggiunta definitivamente, ma avvicinata progressivamente.
Una via privilegiata, quella tipica delle Assemblee sinodali, è l’ascolto delle voci, il confronto verbale, la votazione di proposizioni in cui ritrovarsi. Ogni Sinodo locale o universale gioca le proprie carte sul piano della parola pronunciata, discussa, re-interpretata molteplici volte.
Ma fare un Sinodo non significa solamente fare delle Assemblee. Complementare al lavoro assembleare è quello culturale che mira all’incontro tra passato e futuro, tradizioni di un tempo e comunità odierne, oggetti materiali e significati, luoghi e allestimenti …
Ogni attività culturale nella concezione cristiana è orientata alla comunità, al popolo di Dio. È orientata a promuovere l’incontro, il con-sensus, frutto dello Spirito di Cristo, da discernere e da ravvivare con la parola scambiata nel dialogo e con ogni pratica capace di far incontrare mani, sguardi, sentimenti, idee e immaginazioni.
La cultura sinodale contrasta l’egemonia dei singoli, ma non si accontenta semplicemente del pluralismo. Mira a trovare convergenze di spirito e di sguardi sul futuro.