L’atto di valutare, come ricorda don Giuseppe Pellegrino, è un’azione radicata nel tempo presente e per questo estremamente provvisoria. Valutare le cose o le persone ed il loro operato richiede sempre il conoscere la situazione. Una valutazione data senza confronto con il contesto sarebbe esposta maggiormente ad errori.
L’Archivio storico diocesano, come tutti gli archivi, tiene traccia di diverse valutazioni effettuate nella storia e dei processi che le hanno prodotte. I documenti che mostra questo procedimento sono gli inventari patrimoniali: fare l’elenco delle cose che si possiedono risponde all’esigenza di conoscere cosa si ha e poter intraprendere azioni di conseguenza. Esempio eccellente sono le relazioni e i relativi inventari in occasione della circolare della Sacra Congregazione del Concilio del giugno 1929: tutti gli enti hanno compilato questionari, inventari patrimoniali, stati finanziari e li hanno depositato in Curia. Si tratta di importanti fotografie della situazione ecclesiastica all’indomani dei Patti Lateranensi.
Un altro esempio di valutazione avveniva nel momento in cui un nuovo Vescovo prendeva possesso della Diocesi. Allora si compilava un inventario degli oggetti presenti nel palazzo del Vescovado e delle proprietà della Mensa vescovile, cioè di quell’insieme di beni mobili ed immobili destinati a mantenere principalmente il Vescovo. L’incaricato, oltre ad elencare, riportava anche un valore del bene, dava cioè una valutazione. È curioso poter leggere questi inventari perché si percepisce la differenza dei criteri alla base di queste operazioni e di come gli oggetti nel tempo sono stati valutati. Molti mobili sono stati considerati non più adatti, non solo per pessimo stato di conservazione; oppure alcuni oggetti sono stati venduti o sono andati persi. Le fotografie allegate mostrano due inventari della Mensa vescovile: le prime al momento dell’ingresso di mons. Fiore (1867) e le seconde all’ingresso di mons. Aliprandi (1971).
È sulla base di questi elenchi che si sono fatte e si possono fare valutazioni, rispondendo al sentimento del tempo in cui si vive. Certamente gli archivi sono i custodi per eccellenza degli strumenti necessari per valutare e ri-valutare, al fine di «aprire la strada ad una nuova storia del mondo». Conoscere per valutare diventa quindi la rappresentazione del ruolo svolto dalla memoria e dagli archivi.