Come immaginare la catechesi dopo questo tempo di emergenza

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A partire dal tempo che stiamo vivendo, don Gabriele Mecca offre una riflessione per immaginare la ripresa della catechesi una volta usciti dall’odierna emergenza sanitaria. “Ritengo sia un’occasione importante per non lasciar cadere le riflessioni che abbiamo in cuore e che sono state generate da questo tempo lungo di sospensione delle nostre amate attività pastorali, catechistiche e di oratorio”.

Scrive don Gabriele Mecca:

In questi giorni, in Italia, a tutti i livelli, si sta ragionando sulle possibili ripartenze, per poter uscire gradualmente dall’emergenza sanitaria generata dal Covid19 (che non è ancora conclusa) e tornare il più possibile ad una vita normale.

Stimolato dalla pagina evangelica dell’apparizione di Gesù risorto ai due discepoli in cammino verso Emmaus (Lc 24,13-35) che abbiamo proclamato nella Terza Domenica del Tempo di Pasqua e provando a far dialogare questo racconto con il tempo che stiamo vivendo, ho realizzato il video di cui sopra.

Dopo aver visionato il video, in modo personale, vi chiedo (se lo desiderate) di riflettere con calma e pazienza su alcune provocazioni che, dal mio punto di vista, potrebbero essere utili, rileggendo questo tempo di sospensione lungo e faticoso (che ha mandato all’aria tante attività e abitudini e che, purtroppo, non si è ancora del tutto concluso) per immaginare una ripartenza dal punto di vista della catechesi, della formazione e dei percorsi dell’Iniziazione cristiana, sia a livello diocesano che a livello parrocchiale. Questa sospensione è coincisa, inoltre, con il tempo di verifica che avevamo programmato per il Progetto Interdiocesano di Iniziazione cristiana “PassodopoPasso” (che riprenderemo per le Zone pastorali non ancora visitate).

Alcune provocazioni, a partire dalle quali operare saggiamente un discernimento personale:

  1. Immaginando la ripartenza, credo sia forte questa tentazione: “torniamo alla vita di prima, al ritmo di attività, alle sicurezze e ai programmi di prima del lockdown”. Ricominciare non ci obbliga a riprendere nello stesso modo. Partendo dal positivo: quali aspetti non dobbiamo perdere dei nostri cammini parrocchiali di catechesi?
  2. Forse occorrerà ripartire con uno sguardo nuovo, facendo tesoro e accettando di lasciarsi stupire e mettere in crisi (in positivo, chiaro!) dalle esperienze vissute in questo tempo e dalle proposte fatte (se le abbiamo fatte) ai bambini, ai ragazzi, agli adolescenti e alle famiglie delle nostre parrocchie. Assumere più consapevolmente uno sguardo diverso, forse, potrà aiutarci, a definire nuove priorità e a compiere le scelte più giuste e sagge di rinnovamento, per il momento in cui riprenderemo le attività di catechesi e di formazione.
  3. Sul Settimanale diocesano La Guida di giovedì 2 aprile è stata pubblicata una lettera al direttore, firmata da 16 persone, in cui tra c’era scritto: «Siamo genitori con ragaz­zi che in primavera avreb­bero dovuto fare la Prima Comunione e la Cresima. La Mes­sa della Prima Comunione e della Cresima sono tap­pe importanti di un itine­rario catechistico e forma­tivo di crescita nella fede, ed è un’esperienza ovviamente personale, ma da­ta l’età dei nostri ragazzi, è un cammino della famiglia. Su questo anche il pe­riodo di “reclusione” forza­ta in parte ci ha rafforzato e aiutato ad approfon­dire il cammino, ma è an­che una bella esperienza di comunità, che prega e vive insieme e si fa sentire tale. La comunità cristiana che celebra e accoglie i fan­ciulli rischia di non esser­ci. E comunque quello che manca, che è mancato da febbraio ad oggi è la for­mazione…. Sarà difficile, stando a quanto trapela da giornali e dalle stesse scuo­le, che le lezioni e dunque anche il catechismo, pos­sano riprendere. Il cammi­no fondamentale di alcu­ni mesi di formazione dei nostri ragazzi all’avvicina­mento al Sacramento è sal­tato. Una formazione che è stata delegata alla sola fa­miglia, e non tutte le fami­glie possono o sono in gra­do di farla. Ma è una for­mazione a cui in ogni ca­so manca la comunità rea­le, non quella virtuale e via chat. Dire ai nostri figli che va bene così, se si riapro­no le chiese si farà la Pri­ma Comunione o la Cre­sima nella data stabilita a inizio anno, è proprio con­segnare alle nuove genera­zioni un’idea delle nostre parrocchie di supermerca­ti dei Sacramenti, senza un cammino serio di avvicina­mento. Invece ci piace pensa­re che sia compito di tutti i cristiani riservare a que­ste celebrazioni la propria autenticità evangelica ac­cogliendo i ragazzi che si avviano ai Sacramenti nel­la comunità cristiana per continuare insieme ogni domenica a celebrare l’a­more e le meraviglie del Si­gnore e la bellezza di far parte di una comunità, la più “universale” possibile».

Qualche domanda:

Come immaginiamo la ripresa con i gruppi di ragazzi che, in queste settimane avrebbero dovuto celebrare i Sacramenti della Festa del Perdono, della Prima Comunione e della Confermazione? La preoccupazione principale sarà semplicemente quella di trovare e fissare una nuova data a partire dall’autunno per “recuperare” la celebrazione mancata o si tratterà, con calma e pazienza, di ipotizzare un percorso comunitario e familiare di formazione, adeguato nei tempi e nei modi?

E come la mettiamo sul rapporto (ambiguo) con i tempi della scuola: l’Iniziazione cristiana deve seguire i tempi (e le interruzioni) della scuola? Come trovare dei ritmi diversi? I metodi e le finalità della catechesi e della scuola sono davvero sovrapponibili?

Come ci siamo rapportati alle famiglie dei bambini e dei ragazzi in questo tempo di sospensione (in quale modo le abbiamo interpellate, cercate, ascoltate, coinvolte)? Quali sono stati i tempi realistici di questi contatti? Abbiamo valorizzato la reciprocità del dialogo e il feedback?

Quanto siamo riusciti, in questa situazione, a mantenere vive le relazioni all’interno dei gruppi di catechisti? Il mio gruppo catechisti ha funzionato in questi mesi o ciascuno in questo tempo si è mosso come ha potuto/voluto?

È venuta a mancare la “comunità reale”, sostituita (dove è stato possibile e con tutte le prospettive aperte e i limiti registrati) dalla “comunità virtuale”. Tutto ciò che si è spostato sul digitale o nello spazio domestico, tornerà nelle comunità? In che forma e in quale modalità? Come ritornare a celebrare in modo comunitario, attivo e rinnovato, il Giorno del Signore, con al centro la Celebrazione dell’Eucaristia?

Come immagini la tua futura formazione? Dovendo necessariamente ripensarla nelle modalità e nei tempi, quali aspetti credi non dovranno assolutamente mancare?

Ad una Chiesa che ha reagito con sbavature, creatività e generosità all’apocalittico manifestarsi del Covid19, potrebbe ora succedere una Chiesa che, guardando lontano, si predispone ad immaginare il futuro, senza subirlo. Senza dubbio, il tempo della ripartenza per la catechesi può essere il laboratorio della Chiesa in uscita: “La Chiesa in uscita è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano” (EG 24).

Nel ringraziarvi per aver letto questo scritto, rilancio l’invito al DISCERNIMENTO PERSONALE, al termine del quale, chi lo desidera, con la massima libertà può condividere con me la propria riflessione.

Per ciascuno e per l’ambito della catechesi, questo può diventare un tempo fecondo e utile per mettere le basi in vista di una ripartenza che può aprire delle prospettive nuove e interessanti.

Chi desidera inviare le proprie riflessioni, può spedirle al seguente indirizzo e-mail: gabriele.mecca@diocesicuneo.it .

 

 

Lettera di don Gabriele Mecca ai parroci e ai catechisti – 27 aprile 2020