Per il mese di aprile 2022 d. Giuseppe Pellegrino, Vicario episcopale alla cultura, propone una riflessione sull’incontro che il settore cultura della Diocesi di Cuneo ha fatto presso il centro parrocchiale “Carlo Acutis” a Borgo San Dalmazzo, incontrando la zona pastorale 5 Gesso e Vermenagna. Gli incontri del settore nelle zone pastorali hanno il compito (oltre a presentare l’attività in corso e gli uffici ed istituti culturali che ne fanno parte) di fare riflettere sulla fragilità dei beni culturali intesa oggi come opportunità pastorale di crescita, organizzazione e condivisione: «occorre sempre di più essere consapevoli della fragilità dei beni culturali ecclesiastici presenti sul territorio rapportata, ora più che mai, alla fragilità del genere umano rispetto alla pandemia ma, allo stesso tempo, capire che essi rappresentano opportunità pastorale». In quest’ottica, durante la serata, l’Ufficio per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto ha presentato alcuni cantieri sul territorio della zona, con particolare
riguardo ai contributi che arrivano attraverso le firme dell’’8×1000 alla Chiesa Cattolica. Sulla base delle norme espresse dagli Orientamenti del 1992 «I beni culturali della Chiesa in Italia» ogni Diocesi costituisce l’Ufficio diocesano per i beni culturali e l’edilizia di culto: esso ha come principale finalità coadiuvare in forma stabile l’Ordinario diocesano e gli enti ecclesiastici posti sotto la sua giurisdizione in tutto ciò che riguarda la conoscenza, la tutela e la valorizzazione, l’adeguamento liturgico e l’incremento dei beni culturali ecclesiastici e dell’arte sacra al fine della progettazione e programmazione di attività e interventi su edifici storici, contemporanei e le nuove realizzazioni. Si sono ripercorsi i principali articoli del regolamento della Cei inerenti la concessione di contributi, partendo da una frase di John Ruskin all’interno del libro «Le sette lampade dell’architettura» che mi sta particolarmente a cuore e che rappresenta un po’ il modus operandi e l’impronta data al lavoro: «[…]
CONFERIRE UNA DIMENSIONE STORICA ALL’ARCHITETTURA DI OGGI, CONSERVARE QUELLA DELLE EPOCHE PASSATE COME LA PIU’ PREZIOSA DELLE EREDITA’» In riferimento all’articolo 6 del regolamento – interventi su edifici esistenti costruiti da più di 20 anni, si è illustrato il progetto di recupero della Chiesa di S. Pancrazio in Limone P. Te, profondamente segnata dall’alluvione del 2020, messa in sicurezza dai Vigili del Fuoco di Cuneo che sarà cantierata nell’anno in corso.
Si è passati poi all’articolo 7 del regolamento – costruzione di nuovi edifici, che ha visto la costruzione delle nuove opere parrocchiali Carlo Acutis presso la parrocchia di Gesù Lavoratore in Borgo San Dalmazzo, che ospitava l’incontro. «TUTTI NASCONO ORIGINALI. MOLTI MUOIONO FOTOCOPIE Carlo Acutis (Londra 3 maggio 1991 – Monza 12 ottobre 2006)» in cui si è evidenziato come occorra sempre adottare un metodo di lavoro orizzontale (e mai a cascata) tra tutti gli attori coinvolti, operando sullo stesso piano verso l’obiettivo comune in piena sinodalità. Si è passati poi all’articolo 5 del regolamento – restauro di organi a canne di interesse storico-artistico con il recupero dell’organo storico Francesco Vittino sito nella chiesa parrocchiale Visitazione di Maria Vergine in Roccavione, ricordando le parole di d. Ezio Mandrile, delegato vescovile per la musica sacra «Restituire ad una comunità parrocchiale che se ne fa carico la possibilità di ritornare ad usare uno strumento antico fa rivivere e rende attuale il motivo per cui quello strumento è stato commissionato e costruito: la lode di Dio con il canto e la musica. Non c’è niente di più solenne e festoso di una assemblea che tutta esprime con il canto la sua pietà e la sua fede». Si è poi ricordato l’articolo 4 del regolamento – impianti di sicurezza per edifici di culto e le loro dotazioni storico-artistiche, sulla chiesa di S. Rocco in Entracque. Si è concluso con la riflessione che il lavoro che svolgiamo è frutto di collaborazioni tra enti, istituzioni, persone. È necessario anteporre la parola «rispetto» nella più ampia declinazione del vocabolo: rispetto per gli enti, le istituzioni, le persone.
All’interno del processo edilizio che sottende alla realizzazione di un recupero di un immobile o di un bene mobile o alla costruzione di un nuovo edificio, è necessario che ci sia «fiducia» tra enti, istituzioni, persone. Ciò si rende necessario per non incorrere in «fratture» che possono portare sia alla nullità del processo edilizio (ed in alcuni casi anche a questioni legislative più serie) ma anche soprattutto alla «perdita di fiducia» tra le persone. Forse è possibile evitare le fratture con un clima di «SINODALITA’» che ponga alla sua base il rispetto. Forse su questo si dovrebbe investire, se si vuole «ripartire» dai beni culturali interpretando la loro fragilità come una opportunità pastorale…
Igor Violino
Direttore ufficio beni culturali ecclesiastici ed edilizia per il culto della Diocesi di Cuneo