“Amoris laetitia” per parlare di matrimonio e famiglia. Nel linguaggio degli scritti ecclesiastici, le prime parole sono quelle che danno il tono a quelle successive. La letizia dell’amore quindi, la sua giocosità, la sua allegrezza. Parole chiave del magistero di Francesco: dopo la gioia del Vangelo (“Evangeli gaudium”), ora la gioia dell’amore. A fine ‘800 si parlava di questi temi in termini di “Arcano della sapienza divina”, per poi passare nel ‘900 al “Casto coniugio”, alla “Trasmissione della vita umana”, fino alla “Comunione familiare”; da oggi la “Gioia dell’amore”, cioè di un dono ricevuto da un uomo e da una donna, scambiato reciprocamente, messo alla prova del tempo e della storia, e destinato al “per sempre”.
In questo testo emerge un cambiamento di stile, già percepito nel recente percorso sinodale, cioè toni ricchi di stima per la famiglia e il desiderio dello sviluppo di un pensiero che talvolta superficialmente si riteneva arrivato al suo culmine, pertanto solo più da imparare a memoria e ripetere tale e quale; il testo infatti, già nella sua prima pagina, riconosce “la necessità di continuare ad approfondire con libertà alcune questioni dottrinali, morali, spirituali e pastorali” (AL 2), cioè la teologia del matrimonio e della famiglia, come non si era conclusa 35 anni fa, tantomeno lo è ora, alla luce delle sfide che siamo chiamati a raccogliere in questo cambiamento d’epoca.
Per troppo tempo siamo stati abituati a “documenti”, cioè a scritti che avvalorano la realtà di un fatto al quale adeguarsi, piuttosto che “esortazioni”, cioè inviti, incoraggiamenti, spinte verso un futuro ancora da disegnare. La norma obbliga, dice cosa dover fare e la sua trasgressione è punita, mentre la sollecitazione chiama in causa, è creativa ma lascia liberi: come comunità cristiana ci metteremo nella direzione indicata da Papa Francesco, dato che se non lo faremo nessuno verrà a “tirarci le orecchie?”
Questa pare essere una prima e immediata difficoltà di recezione del testo, in quanto a proposito delle sfide principali (inimmaginabili fino a 3 anni fa!) non è scritto “come” bisogna fare, ma “cosa” fare: accompagnare, discernere, integrare; ma “cosa” vorrà dire? Sono fuorvianti i titoli dei giornali che stiamo leggendo in questi giorni: oltre a voler ridurre ingenuamente a poche righe e a una sola questione 9 capitoli e oltre 300 paragrafi, fanno dire a Papa Francesco ciò che egli non vuole.
Il testo infatti non “apre alla Comunione” una “detta” categoria di coppie, piuttosto vuole “metterle in comunione tutte”, per tessere dentro ogni storia di amore la trama del Vangelo della misericordia.
A tale altezza siamo chiamati d’ora in poi a prestare il nostro servizio; ne saremo capaci?
Testo Amoris laetitia[/fusion_text][separator style_type=”single” top_margin=”30px” bottom_margin=”30px” sep_color=”#f0eae3″ border_size=”” icon=”fa-file” icon_circle=”yes” icon_circle_color=”#daa560″ width=”” alignment=”center” class=”” id=””][fusion_text]Amoris Laetitia: un corpo da crescere
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