Accogliere il vicino: l’esempio dell’episcopato di Monsignor Travaini

L’atto di accogliere non è per nulla scontato, né senza difficoltà. Sono diverse le testimonianze di accoglienza conservate nell’Archivio storico, ma forse per una Diocesi il momento di un’accoglienza più visibile è il cambio del Vescovo diocesano.
Nel momento in cui la Santa Sede designa un nuovo vescovo per la Diocesi, sono emessi dei documenti ufficiali: sono le bolle di nomina, cioè atti del Papa con cui, tramite una serie di formule tradizionali autenticate dal sigillo plumbeo finale, comunica la scelta della persona. Nel passato erano emesse 4 bolle: una per il Vescovo designato (o eletto), una per l’Arcivescovo di Torino, un’altra per il Capitolo e poi un’altra per il clero e il popolo. Il testo conteneva anche le modalità di presa di possesso, cioè di inizio ufficiale del ministero, e, nel caso ce ne fosse bisogno, di ordinazione episcopale. La bolla era (ed è tuttora) letta durante la celebrazione di presa di possesso della Diocesi.

In Archivio storico conserviamo quasi tutte queste bolle per i Vescovi diocesani di Cuneo. Sono i primi atti con cui i Vescovi si sono inseriti nel nostro territorio, a cui è seguita la cerimonia di presa di possesso della Diocesi e della Mensa vescovile e i primi decreti vescovili. Soffermiamo l’attenzione su un Vescovo in particolare: mons. Quirico Travaini, la cui biografia si rintraccia qui. Si tratta del primo vescovo sia di Fossano sia di Cuneo; nella bolla di nomina si specifica che le due Diocesi sarebbero state unite esclusivamente nella sua persona, proprio come lo sono diventate dal 1999 con mons. Natalino Pescarolo. Nelle fotografie allegate si vede anche un particolare del sigillo plumbeo, con le teste dei santi Pietro e Paolo.

I documenti di mons. Travaini sono divisi tra l’Archivio storico della Diocesi di Cuneo e quello della Diocesi di Fossano. Sono presenti gli atti di ordinaria amministrazione, insieme anche a primi timidi tentativi di collaborazione tra le due Diocesi, oltre che frequente scambio di corrispondenza con la Santa Sede per una possibile futura unione. Quest’ultimo aspetto, tramontato con la morte del Vescovo, non dev’essere stato facilmente accolto, in un’epoca in cui il clero e la Chiesa godevano di poteri e benefici temporali.
I documenti afferenti all’episcopato di mons. Travaini possono essere d’ispirazione per poter attuare un’accoglienza cristiana ed autentica: spesso è più facile accogliere il totalmente diverso o sfortunato da noi, mentre il vicino simile a noi incute più sospetto. Inoltre si realizza l’aforisma attribuito a Mark Twain, il quale sosteneva che la storia non si ripete mai, ma fa le rime: accostando l’anno sinodale in corso e l’esperienza dell’epoca di mons. Travaini possiamo far emergere molte assonanze e così progettare un futuro partendo da questo retroterra.

Martino Dutto