Eccoci riuniti ancora una volta qui al santuario di sant’ Anna di Vinadio, forse per tradizione, forse dopo un lungo pellegrinaggio a piedi, forse per respirare non solo aria buona ma per attingere alla santità che infondono questi sposi, questi genitori e nonni.
I vangeli, come sapete, non ci dicono nulla sui genitori di Maria. Sono gli apocrifi che ci offrono informazioni su Gioacchino ed Anna. Gli apocrifi sono scritti del secondo secolo che risentono dell’evento clamoroso della morte e risurrezione di Gesù. Anche se contengono delle eresie, alcune notizie riportate sono considerate autentiche dalla Chiesa ed hanno certamente influito sulla devozione e sulla liturgia.
E’ il Protovangelo di Giacomo che ci parla di Anna e Gioacchino.
Erano sposati ormai da tanti anni e non riuscivano ad avere figli. Questa era considera-ta una punizione di Dio. Non avere discendenza diretta poneva degli interrogativi sul futuro e sulla vecchiaia. La sofferenza di Anna era immensa perché si sentiva responsabile dell’umiliazione del marito. Erano persone benestanti, generose, caritatevoli e particolarmente devote.
In un momento di dolore profondo, Gioacchino fuggi nel deserto di Giuda, forse a Qoziba, senza comunicarlo a nessuno. Anna voleva bene a Gioacchino; anche lei pregava e piangeva. Cercava di nascondere al marito la sua pena per non farlo soffrire ulteriormente.
Dopo un po’ di tempo un angelo apparve sorridente ad Anna e gli comunicò che Dio aveva esaudito la sua preghiera e che sarebbe diventata madre. Seppe anche che Gioacchino stava per tornare dal deserto. Anche lui aveva ricevuto lo stesso annuncio. Nessuno dei due aveva dubitato della promessa di Dio. La loro fede era profondissima ed entrambi erano consapevoli che nulla è impossibile a Dio. Commovente fu l’incontro dei due sposi che offrirono al tempio moltissimi sacrifici in ringraziamento a Dio. Così, dopo nove mesi, nacque Maria.
Anche negli apocrifi non vi sono tante altre notizie sui genitori di Maria.
Forse Gioacchino morì pochi anni dopo, mentre Anna ebbe una vita lunghissima; si parla di più di 80 anni. Se così è stato, le fu risparmiato lo strazio della morte di Gesù.
Certamente Anna e Gioacchino hanno amato profondamente Maria. Non sappiamo se Anna era a conoscenza dell’evento che sconvolse la sua vita: l’Annunciazione. Forse, come mamma, l’avrà intuito. Forse ha cercato di rasserenarla, accompagnan-dola. Ha vissuto pienamente anche la sua vocazione di mamma e di nonna.
Fin dal 6° secolo troviamo il culto a S. Anna in oriente, mentre in occidente si manifestò più tardi attorno al 14° secolo. Nelle nostre terre cuneesi ovunque troviamo quadri, statue, piloni e chiese a lei dedicate. Il nome di Anna ha subito un po’ di flessione in questi ultimi tempi.
Guardare ad Anna e Gioacchino è rispondere al bisogno umano di celebrare e santificare gli affetti domestici, i fattori più umili della vita quotidiana: la tenerezza, la gentilezza, la condivisione, la preghiera. Oggi ne abbiamo partico-larmente bisogno. É nelle nostre case che abbiamo imparato ad amare, a servire, a perdonare, a pregare, a lavorare, ad essere attenti a chi vive con noi. La famiglia, tradizionalmente intesa, è la scuola alla quale tutti, o quasi, siamo cresciuti e in essa siamo stati educati.
Proprio in questo luogo, amatissimo dai cuneesi, vogliamo pregare Anna e Gioacchino per la santità delle nostre famiglie. A loro affidiamo tutti i genitori i quali hanno un compito enorme di responsabilità educative verso i figli. Spesso in quest’opera si sentono soli.
Ad Anna e Gioacchino vogliamo affidare tutti i nonni, oggi elementi essenziali nella trasmissione di veri valori accanto ai nipoti.
Ad Anna e Gioacchino, quest’anno, voglio affidare tutto il lavoro del Sinodo che stiamo portando avanti nelle nostre due diocesi di Cuneo e di Fossano. Vogliamo metterci in ascolto di tutti, credenti e non credenti, per cercare di cogliere quali siano le strade che insieme dobbiamo percorrere nell’annuncio del Vangelo. Io sono più che fiducioso perché c’è voglia di rinnovamento, c’è voglia di cose autentiche e pulite, c’è voglia di ritrovare e riscoprire la bellezza del Vangelo di Gesù.
Infine, nel Vangelo Gesù afferma che “dal frutto si riconosce la pianta”.
Anna e Gioacchino sono i santi dell’amore: si sono amati, hanno amato profondamente Dio ed hanno amato la loro figlia Maria.
Frutto del loro amore è stata Maria che, preservata da ogni peccato, doveva poi diventare Madre del Signore Gesù. Gli hanno insegnato a dire di SI a Dio. Basta questa ultima considerazione per venerare la loro santità prendendola come vero modello anche per la nostra vita.