E’ una sera particolare quella che stiamo vivendo. La Chiesa intera fa memoria di quella cena pasquale che Gesù ha tanto desiderato celebrare con i suoi. Aveva tentato di prepararli con tante prefigurazioni, tante immagini, tanti miracoli. Ma non è bastato. Aveva dato loro indicazioni precise: “Andate, troverete un tale che porta una brocca. Vi indicherà una sala già pronta al piano superiore. Preparate per noi !”. Non erano molti gli uomini che portavano brocche: erano solo gli Esseni. Era un lavoro proprio delle donne. Questi vanno e trovano tutto ciò che Gesù aveva detto loro. Avevano in testa il rito della cena pasquale ebraica. Ogni maestro la viveva con i suoi discepoli. Sapevano che dovevano preparare pane azzimo, calici per il vino, un agnello, delle erbe amare, delle uova. C’era una specie di rituale con domande di rito fatte da persone diverse a cui seguiva il racconto della liberazione dalla schiavitù d’Egitto. Un pasto sacro (noi abbiamo difficoltà a comprenderlo perchè ci manca quella categoria che non fa parte della nostra cultura.
Arriva quella sera, carica d tensione per il clima avverso a Gesù creatosi in quei giorni. Ecco tutta una serie di sorprese che restano impresse nel cuore e nella mente dei Dodici.
La prima: Gesù accoglie i suoi lavando loro i piedi. Era il gesto d’accoglienza che facevano i servi, non il maestro. Pietro ha il coraggio di chiedere spiegazione. Gesù lo accontenta. “Vi ho dato l’esempio. Fate così anche voi !”. Si era cinto di un grembiule, l’unico paramento sacro di cui si era vestito. Dice loro di ripetere quel gesto simbolico. Chi presiede la comunità deve servire la comunità stessa. Noi preti siamo chiamati a servire la Chiesa, non a spadroneggiarla. Siamo stati affidati alla Chiesa. Non è nostra. Non dobbiamo aver paura di sporcarci le mani. Guai se chiediamo di essere riveriti.
Seconda sorpresa: nel benedire il pane e nella preghiera di benedizione sulla terza coppa, Gesù cambia alcune parole. Ecco l’Eucarestia. “Questo è il mio corpo !”. “Questo è il mio sangue !”. E’ Gesù che si fa mangiare. E’ Gesù che inventa questo sacramento perchè vuole che noi ci alimentiamo di Lui. E’ il sacramento, assieme al Battesimo, che è “fonte e culmine” della vita cristiana. Non è pensabile un cristiano senza Eucarestia, senza la presenza del Signore. Come per Gesù è stato il culmine dei suoi insegnamenti, così per noi deve essere il centro della nostra vita cristiana. Tutto va portato nell’azione di grazie e tutto prende forza dall’Eucarestia.
Terza sorpresa: di questo ‘Fate memoria !”. E’ l’invito a ripresentare quel gesto, a riviverlo, a celebrarlo. E’ l’incarico che lascia ai Dodici e ai loro successori di presiederlo. E’ l’istituzione del sacerdozio ministeriale. E’ la ragion d’essere per noi sacerdoti.
Rimaniamo senza parole quando pensiamo a quella sera. Non solo, tutto ciò ci spinge alla preghiera e all’affidamento totale al Signore Gesù.
Pensiamo pure alle nostre Eucarestie. Sono la vita delle nostre comunità ecclesiali. Vanno vissute bene, mai nella fretta, mai per dovere, mai nella tensione, mai nelle distrazioni, mai con sentimenti di divisione con qualcuno, mai preoccupati solo dell’immagine o della forma esteriore, mai come riempitivo di ritiri, di eventi particolari, dei giorni di festa. Ricordiamoci sempre dell’insegnamento che Gesù aveva dato precedentemente: “Se qualcuno ha qualcosa contro di te, lascia li la tua offerta e prima va a riconciliarti …”. Va curato lo stile esterno ed interno delle nostre celebrazioni. Penso ai volti dei nostri bimbi quando si apprestano a ricevere la prima comunione. Se non sono distratti da noi adulti, sono letteralmente estasiati. Ebbene, quello dovrebbe essere sempre il modo come avvicinarci a queste azioni liturgiche. Per i bimbi che quest’anno riceveranno per la prima volta la Comunione vi chiedo una preghiera particolare; possano conservare sempre il loro entusiasmo per il Signore.
Come ho prima accennato, questo giorno celebriamo l’istituzione del sacerdozio ministeriale. E’ la festa dei sacerdoti. Vi chiedo di pregare per noi preti, per i sacerdoti delle nostre parrocchie, per i sacerdoti che hanno inciso nel nostro itinerario di fede. Sono molti. Vi confesso che li ricordo ogni giorno e sono preoccupato per loro. Come sapete, non sono molti. Tanti hanno vari incarichi. Spesso sono stanchi. Ma tutti vogliono bene a voi, a questa nostra Chiesa locale e per essa si spendono. Hanno bisogno delle vostre preghiere e del vostro sostegno per essere fedeli alla chiamata che da Dio hanno ricevuto. A volte, qualcuno è un po’ spento e sperimenta la fatica per le varie azioni pastorali. Altre volte sperimentano un po’ di incomprensione. Non lasciateli soli; fate sentire loro il vostro sostegno e la vostra presenza attiva. Non quest’anno, ma il prossimo speriamo di aver uno o due sacerdoti in più. Preghiamo perchè i giovani non escludano la possibilità di servire il Signore e la nostra Chiesa locale con il dono della loro vita per sempre. Vi chiedo anche di allargare la vostra preghiera per i sacerdoti che, per motivi vari, hanno lasciato il ministero. Assolutamente non vogliamo giudicarli, ma essere vicini a loro nelle situazioni di vita che ora si trovano. Oggi è anche la loro festa … forse segnata da un velo di tristezza e di solitudine. Li considero miei fratelli che ancora possono donare tanto alla Chiesa e a tutti noi.
Quella sera, il Signore Gesù ha invitato tutti a servire. “Chi vuol essere il primo, sia l’ultimo e come colui che serve !”. Sono le parole del maestro. Nella Chiesa non dobbiamo mai gareggiare per occupare delle sedie o dei ruoli di prim’ordine. Siamo chiamati a servire nell’umiltà. Chi deve passare è il Signore, la sua Parola, la sua volontà. Sentiamoci cooperatori con Lui nel costruire il Regno di Dio, cioè questa realtà nuova che Gesù ha proclamato, che noi già sperimentiamo e che vivremo pienamente in lui. Non disdegniamo mai di servire chi ci sta accanto, chi è più povero, chi è più lontano, chi fa più fatica nella vita. Madre Teresa di Calcutta diceva che nell’Eucarestia vediamo il Signore presente nel pane e nel vino. Per le nostre strade, invece, incontriamo il Cristo in carne ed ossa. Se ci accorgiamo che dobbiamo rivedere il nostro modo di servire, non disperiamoci, ma confidiamo nell’aiuto del Signore perchè Lui non si è stancato di noi, ma desidera la nostra salvezza, sempre.
Questa sera, alla fine della celebrazione, porterò il pane consacrato nell’altare della reposizione (qui a Cuneo coincide con l’altare del Santissimo). Non viene messo in una tomba, ma vicino a noi. Più tardi e nella giornata di domani, prima della commemorazione della passione, pro-viamo a passare un po’di tempo qui col Signore. Noi abbiamo tante cose da dirgli. Mettiamo nelle sue mani ciò che ci sta a cuore, i nostri sogni, le nostre preoccupazioni, le nostre speranze, le persone che amiamo, la nostra vita. Diamogli dello spazio, ma proviamo anche a restare un po’ in silenzio, in adorazione e lasciamolo parlare. Non è tempo perso. Abbiamo bisogno di ritrovare noi stessi, d’essere illuminati da Lui per le scelte che facciamo. Proviamo a dirgli tante volte: “Signore, sia fatta la tua volontà. Signore, aiutami a capre che cosa vuoi da me. Signore, insegnami a servirti, ad adorarti !”