Omelia nel Giovedì Santo 2021

Chi vuol essere grande sia l’ultimo e come colui che serve
01-04-2021

Molta gente aveva accolto Gesù in festa quando era entrato in Gerusalemme; lo abbiamo ricordato domenica scorsa. Ma a molti altri lui non andava proprio a genio. Nella sua predicazione aveva toccato temi che sconvolgevano il loro status. Parecchi pensavano ad una soluzione estrema: farlo fuori. E’ in questo clima che Gesù si appresta a celebrare la pasqua ebraica, memoria della liberazione dalla schiavitù d’Egitto. Era più che un semplice ricordo in quanto ogni ebreo si sentiva personalmente coinvolto. Come ogni maestro, manda qualcuno dei suoi a preparare quel pasto sacro, una categoria che noi non abbiamo. Preparano il tavolo, le coppe per il vino, il pane azzimo, l’agnello, le erbe amare, ecc. … Così, poco alla volta, tutto è pronto.
Fin dall’arrivo dei Dodici, ecco una prima sorpresa: è Gesù che li accoglie e lava loro i piedi. Un gesto che non spettava al maestro, ma a un servo. Si cinge di un grembiule, … l’unico paramento sacro indossato da nostro Signore. Al gesto seguono le parole: “Chi vuol essere grande sia l’ultimo e come colui che serve !”, “Vi ho dato l’esempio perché così facciate anche voi !”.
Poi inizia il rito, il pasto sacro. Si apre con alcune domande a cui segue il racconto dell’esodo dall’Egitto e la liberazione. Il maestro fa poi una preghiera di benedizione sul pane e poi tutti mangiano. Il rito termina con un’altra benedizione con una coppa di vino. Ma nelle due preghiere di benedizione c’è qualcosa di nuovo: Gesù cambia alcune parole. Sono quelle che ripetiamo in ogni nostra Eucarestia: “Questo è il mio corpo !”, “Questo è il mio sangue !”. Segue il mandato ai Dodici: “Fate questo in memoria di me !”. Ecco l’Eucarestia !
Gesù ha spezzato quell’unico pane e … si è fatto mangiare. E’ il massimo dell’amore. Anche noi usiamo quest’espressione. Pensiamo alle mamme che fissano i loro bimbi piccoli ed, elevandoli al cielo, dicono loro: ‘Come sei bello, io ti mangio!’.
Gesù altre volte aveva spezzato il pane; pensiamo alle volte che diede da mangiare a tanta gente. Aveva tentato di preparare i suoi a quel momento. Erano delle prefigurazioni dell’Eucarestia. Comunque, li coglie di sorpresa. E subito non capiscono. Non illudiamoci: anche noi non siamo preparati a cogliere il Mistero dell’Eucarestia. Non lo saremo mai, né voi né noi che la presiediamo.

Tutta la vita del Signore è stata orientata verso quella cena. Noi la riviviamo ogni volta che celebriamo la Messa. Guai se la trascuriamo o se ripetiamo meccanicamente quelle parole. Guai se diventa lo riempitivo di incontri o di ritiri. Guai se arriviamo di corsa, impreparati, con la testa piena di faccende da sbrigare e misuriamo i minuti che passano in qualunque chiesa. Guai se non ci sentiamo coinvolti, anche emotivamente, in quel che accade seppur nel mistero. Guai se siamo presi dalla fretta o se viviamo questo sacramento negli angoli della nostra giornata o della Domenica perché abbia ‘altro’ da fare. Guai se usciamo, forse anche questa sera, tali e quali come quando siamo entrati. Confesso che spesso penso al volto raggiante dei nostri bimbi quando ricevono la prima comunione. Da loro dobbiamo imparare. Loro vogliono veramente bene al Signore in quell’incontro tanto atteso.
Ma c’è di più. Quella sera, quando ha parlato di ‘fare memoria’, ha passato il testimone ai Dodici. Ha istituito il sacerdozio ministeriale: i sacerdoti. Ha affidato loro la Chiesa, i Sacramenti, in particolare l’Eucarestia. Oggi è la vera festa dei preti. Per noi è inevitabile pensare alle nostre storie. In esse, in vicende varie, con la mediazione di tanti che ci hanno preceduto, Il Signore ha parlato. Ci ha chiamati ad essere suoi, ad essere suoi collaboratori e mediatori, a presiedere questo Sacramento. Rimane un mistero perché ci ha scelti, nonostante tutte le nostre povertà e i nostri limiti. Di fatto, ci ha presi per mano, ci ha voluto e ci vuole bene. Lui è il garante della nostra fedeltà e del nostro ministero. Ce lo dimostra ogni giorno. Per quel che mi riguarda, nel mio cammino in preparazione al sacerdozio ho fatto un pezzo di strada con altri sessanta amici. Alla fine del percorso siamo giunti in sette. Non eravamo affatto i migliori. Eppure Lui ha voluto così. Continuo a sentirmi piccolo e misero di fronte al Mistero di Lui che si fa pane e vino per farsi mangiare anche da me. Vi confesso che noi sperimentiamo la Grazia del ministero proprio in mezzo a voi e ci sentiamo vostri compagni di viaggio. E’ un dono la Chiesa, intesa come suo popolo sempre in cammino. Oltre alla sua scelta nei nostri confronti, siamo sostenuti proprio da voi, dalle vostre attenzioni, dalle vostre preghiere. Non vi diremo mai a sufficienza grazie perché ci siete vicini. E’ un vero dono queste nostre due Chiese di Cuneo e di Fossano, realtà che dobbiamo guidare a Lui e realtà nelle quali viviamo e amiamo.

Al termine di questa celebrazione il Pane consacrato sarà messo nell’altare della reposizione, un altare maggiormente inserito nel cuore dell’assemblea. Il termine ‘sepolcro’ è improprio; il sepolcro è per un defunto; qui il Signore è vivo e presente sotto il segno del pane. Questa sera e la giornata di domani deve essere segnata dalla preghiera proprio di fronte al Signore, in compagnia sua.

Vi chiedo di pregare per me e per tutti i nostri sacerdoti che si spendono nelle nostre diocesi. Se sono tanti o pochi non lo so. Sono il dono che Dio ci fa per la guida di questa nostra bella realtà. Sono testimone del loro impegno e del dono che fanno di loro stessi. Abbiamo bisogno d’esser sostenuti da voi, dalla vostra incessante preghiera per essere fedeli al mandato ricevuto da Dio mediante la Chiesa. So che già lo fate, ma oso chiedervi di non cessare mai di ricordarci.

Vi chiedo di pregare anche per tutti i sacerdoti che hanno segnato la vostra vita e la vostra crescita di fede. Ricordiamoli tutti, quelli vivi e quelli che già sono in Dio. Ricordiamo e preghiamo anche per coloro che hanno lasciato il ministero sacerdotale. Ne conosco tanti; oggi è anche la loro festa e nessuno di noi può immaginare cosa passi oggi nel loro cuore. Certamente non han bisogno del nostro giudizio. Li sento miei confratelli.

Vi chiedo di pregare per le nostre parrocchie e per tutte le comunità che celebrano l’Eucarestia. Trovino la loro unità attorno all’unico Signore che si fa presente nel pane e nel vino, che si fa mangiare perché tutti trovino sostentamento per il cammino che sta loro innanzi.

Vi chiedo di pregare per tutti i bimbi che quest’anno riceveranno per la prima volta l’Eucarestia. Il loro entusiasmo non venga mai meno. Il loro entusiasmo contagi le loro famiglie e le loro comunità intere.

Vi chiedo ancora di pregare per le nostre famiglie e per tutte le realtà della vita sociale. Sono molte le prove nelle quali siamo immersi. C’è tanta fame di sicurezza, di libertà, di liberazione dalla pandemia. C’è fame di occupazione stabile per poter guardare con serenità al futuro di se e dei propri cari. C’è fame di vita sociale affinchè siano superate paure, timori, insicurezze, povertà, miserie.

Infine vi chiedo di regalarci una preghiera a vicenda, noi qui presenti. Stiamo spezzando la Parola e tra un po’ spezzeremo il pane consacrato. Non deve finire qui; uscendo da questa chiesa, come deve accadere dopo ogni Eucarestia, siamo chiamati ad andare a spezzare il pane della pazienza, il pane del dialogo e dell’ascolto, il pane della condivisione e della speranza, il pane della fraternità in spirito di carità, il pane della pace e della riconciliazione, il pane della fiducia e della certezza che Dio non ci ha lasciati soli.
Signore, Grazie perché sei sempre con noi e ci dimostri ancora una volta il tuo amore infinito.