Uno sguardo dall’alto

Devozione e storia di un’antica Madonna con il Bambino

Anche se in questo periodo di vite “sospese” il mondo sembra essersi fermato, le attività di studio e valorizzazione proseguono, in vista di una futura riapertura. In particolare si lavora alla riscoperta di una delle opere più significative del territorio, la statua della Madonna con il Bambino della chiesa di Pontebernardo. Un’opera sempre molto cara agli abitanti della Valle Stura, che dall’alto del campanile ha sopportato le intemperie e visto lo scorrere dei secoli…

La piccola scultura è stata esposta fino al 2005 all’interno della nicchia del campanile settecentesco della chiesa parrocchiale: di lì ha osservato per secoli lo scorrere della vita del paese e il passaggio di viandanti, soldati e mercanti. Il retro della statua non risulta lavorato e testimonia pertanto una concezione di base per la veduta frontale del pezzo. Si tratta di un esempio piuttosto raro in diocesi di scultura lignea a soggetto mariano, da collocare cronologicamente al XV secolo, come indicherebbero i bei panneggi appuntiti del manto e la corona gigliata di ambito alpino. In verità, è molto difficile dare una lettura precisa lettura dell’opera poiché le intemperie a cui è stata sottoposta hanno portato ad una perdita totale della policromia e ad un degrado notevole del legno.

Come testimoniano gli studi condotti in occasione delle due grandi mostre sull’arte alpina (Il Gotico nelle Alpi, Trento 2002; Corti e città. Arte del Quattrocento nelle Alpi Occidentali, Torino 2006) nel periodo del Gotico Internazionale (1350 – 1450) «la figura della Vergine subisce un particolare mutamento e si trasforma nella elegante e raffinata shöne Madonna (la Bella Madonna), avvolta in una cascata di panneggi ricchissimi e ondosi. Un fenomeno che traduce la volontà di umanizzare i personaggi e dar loro un aspetto mondano e affascinante. I prototipi vennero creati probabilmente alla corte di Praga e si diffusero in tutta l’area alpina».

L’attenzione all’eleganza della figura, la resa dei panneggi dell’abbigliamento e della raffinata corona, piccoli gesti di affetto tra Maria e Gesù ci parlano dunque di una profonda trasformazione non solamente a livello artistico, ma anche in fatto di devozione e percezione dell’umanità dei personaggi rappresentati. Una trasformazione tanto più significativa se messa in relazione al piccolo centro alpino a cui appartiene, Pontebernardo, che si è sempre mostrato attento alle scelte figurative per la propria parrocchia. In questo periodo la piccola statua è sottoposta a un attento restauro che sicuramente svelerà altri passaggi della storia di questa affascinante manufatto e al suo rientro “a casa” sarà oggetto di particolare attenzione grazie al progetto “Un tesoro diffuso”, finanziato dalla Fondazione CRC.

 Laura Marino, Direttore del museo diocesano