Ripartenza: dimenticare o…?

Da settembre 2021 gli articoli di questa newsletter sono incentrati su una parola, molto di moda in questi mesi, riproposta con diverse sfumature da don Giuseppe: ripartenza. L’ottimismo di questo termine ha dovuto cedere il posto alla notizia dei combattimenti in Ucraina: com’è possibile che si torni a combattere nel 2022, con tutta la storia che ci è alle spalle? Forse che non sia una ripartenza, ma un tornare indietro?
Prendo spunto da una lettera conservata nell’archivio della Curia vescovile, all’unità 1098: due sfollate di Borgo S. Dalmazzo, nell’agosto del 1944, scrivono al vescovo mons. Giacomo Rosso, facendo un quadro della terribile situazione e chiedendo sue notizie. La tragicità di quegli ultimi mesi di combattimenti vissuti dalle persone delle nostre valli emerge con tutta la sua forza, insieme anche ad una fede e fiducia in Dio e in tempi migliori. Leggendo questa lettera e molti altri documenti (in parte precedentemente presentati) ci si può chiedere come si fa a ripartire.
Al termine della Liberazione è stato celebrato un solenne Te Deum in Cattedrale: l’atto del ringraziare è fondamentale per ripartire, perché non accetta l’occultamento del dolore. Ripartire dunque non vuol dire cancellare quello che c’è stato: le ferite della Seconda guerra mondiale sono state lente a guarire, ma sono state occasione per sognare e costruire una nuova società. Ricordare cosa si è provato sulla propria pelle, come fanno le due mittenti della lettera, è il passo per evitare che questo faccia di nuovo del male.
L’uomo, come dimostra il caso dell’Ucraina, sembra che non sappia fare memoria: targhe, monumenti e musei sono solo momenti esteriori. Ripartire veramente significa fermarsi sulle sofferenze e saper guardare con fede e fiducia al presente e al futuro. Ripartire veramente significa anche non cancellare il bene e il bello che si è fatto, ma inserirsi con umiltà nel percorso e continuare l’opera positiva.
Gli archivi in questo senso possono essere i custodi della memoria a disposizione per fornire le inevitabili basi per una sana ripartenza.

Martino Dutto