Le forme sognate

“Contemplare la materialità del mondo mentre prende forma fa trovare corrispondenze interiori e alimenta passione e desiderio di proseguire”. Similmente si può contemplare le forme che i nostri antenati hanno dato a quanto sentivano dentro, attraverso le chiese, i santuari e le opere d’arte.

Negli archivi si può anche avere il privilegio di vedere le forme che hanno sognato, ma mai realizzato. È il caso del santuario più alto d’Europa, S. Anna di Vinadio, anticamente conosciuta come S. Anna “sui monti Orgeas”. L’Archivio diocesano conserva, insieme alla gran parte della documentazione del santuario, alcuni progetti di sistemazione della facciata e dell’intero complesso, ma mai portati a termine.

Così possiamo vedere come i nostri avi hanno desiderato dare forma alla loro fede e devozione: doveva realizzarsi una struttura maestosa, che colpisse l’occhio e esprimesse l’importanza del luogo. Un ampio emiciclo avrebbe dovuto sventrare la montagna, dove ora passa la strada per la casa S. Gioachino, mentre una scalinata frontale avrebbe portato il pellegrino ad ammirare frontalmente l’edificio. Questo sogno, impresso in una planimetria e in diverse sezioni (tecnicamente icnografia e ortografie), è datato 1843 ed è composto da due fogli di misura cm 50.5 x 65; purtroppo sono stati conservati male, così ciascun foglio è tagliato a metà, mentre altri danni sono rilevabili ai bordi. Non è mai stato realizzato, probabilmente anche per motivi economici; ma è ugualmente una testimonianza importante sia dell’architettura sia della fede e della società dell’epoca.

I nostri occhi da uomini e donne del XXI secolo rimangono stupiti da questi progetti e forse siamo contenti che sia stato realizzato un santuario più ridotto, a basso impatto ambientale, come si direbbe. Un giudizio del genere è plausibile, ma bisogna saper prendere le giuste distanze, perché il contesto è profondamente diverso. Per questo è bene, di fronte alle testimonianze di sogni antichi, saper contestualizzare: come per fede hanno creato le chiese che noi oggi abitiamo, così con la loro fede hanno sognato.

A noi, oltre ad invitarci a non esprimere giudizi frettolosi sul passato, questi sogni rimasti, letteralmente, sulla carta, ci possono spingere a proseguire e cercare nuove espressioni dei moti dell’animo, che si addicono ai nostri tempi.