Il silenzio della guerra

Se le chiese hanno un odore, è quello dell’incenso. Se le chiese hanno un suono, è quello dell’organo. Ma per molteplici motivi molti di questi strumenti sono stati costretti a tacere dal tempo, dai cambiamenti o – come nel nostro caso – dalla guerra.

Verso la fine del 1875 Giovanni Battista Cavallo, rettore della confraternita di San Sebastiano in Cuneo entrava in contatto con la ditta Serassi di Bergamo, grande protagonista della produzione organaria italiana del XIX secolo. Si trattava di realizzare uno strumento in sostituzione del precedente esemplare, costruito nel 1629 da Caspar Langenstain (ma questa è un’altra storia!). Dopo uno scambio di lettere, progetti e non poche variazioni, la cassa venne montata nel maggio del 1877 e l’etichetta posta all’interno dell’Organo Eco ci dice che fu terminato nel 1878, da Pietro Perolini “fabbricatore di organi” e accordatore inviato in città dai Serassi per completare l’opera insieme al meccanico Bonaventura Locatelli.

Le note dello strumento risuonarono nell’aula neoclassica della chiesa fino al 27 luglio del 1944. In quella data il versante orientale della città fu pesantemente bombardato e tutti i vetri del complesso andarono in frantumi. Un preciso rendiconto segnala come il giorno successivo si trovassero ancora «vetri in libertà» che furono prontamente sostituiti: i vetri della casa del cappellano, della sacrestia, del coro, della bussola e anche la «vetrata semicircolare con la Madonna del Carmine dipinta a fuoco a due vetri cattedrali» che chiudeva la tribuna dell’organo. D’altro canto, come ricorda il rettore Giorgio Bodino nella sua Relazione su i danni di guerra nel 1945 «data l’ubicazione della Chiesa, alla periferia della città, a breve distanza dai ponti sul Gesso e dalla Stazione ferroviaria, che in ogni incursione aerea furono presi sempre di mira; ed ancora per il fatto che essa si trova nel corso di Circonvallazione, ove si svolse più accanito il combattimento per la liberazione della città, così che oltre una tempesta di mitraglia che tutta la investì e due proiettili di mortai che caddero a pochi metri dalla chiesa stessa, essa ebbe a riportarne gravissimi danni sia all’interno come all’esterno, venendo colpita la casa canonica e il fabbricato annesso della Confraternita. La chiesa ebbe la grande vetrata del fronte, e altre minori dipinte a fuoco ed istoriate rovinate; fenditure nella facciata, porta e cornice della medesima scheggiata. Vetri rotti in gran numero in canonica, in sacrestia, nella casa degli inquilini, ove porte e finestre furono assai malconce» (ringrazio l’archivista Martino Dutto per avermi segnalato i documenti: Fondo della Confraternita di S. Giacomo e S. Sebastiano, unità 308; Fondo della Curia vescovile di Cuneo, unità 1321).

Molti di quei «vetri in libertà» caddero all’interno delle canne dell’organo e della cassa e ne causarono la rovina e il conseguente silenzio, fino ad anni recenti. Nell’ambito dei lavori di allestimento del Museo Diocesano furono restaurati la tribuna e la cassa dell’organo e in un secondo momento venne intrapreso il restauro dello strumento ad opera della ditta Brondino Vegezzi – Bossi. L’organo tornà nuovamente a suonare nel settembre 2013.

Laura Marino, Direttrice del museo diocesano

Per uno studio approfondito sull’organo di San Sebastiano si rimanda a F. Bigotti, Arte organaria a Cuneo. Luoghi dello spirito, polvere di suoni, Cuneo 2015.