Il ritorno di San Matteo

Realizzato a fine Cinquecento dai mastri Fontana e Scala, il coro della Confraternita di San Sebastiano viene arredato e decorato secondo un progetto unitario a partire dagli anni Venti del XVII secolo. Nel 1625 i confratelli avevano commissionato a Giovanni Antonio Molineri la tela per l’altare maggiore, raffigurante il Crocifisso con i santi Sebastiano e Giacomo e due confratelli. L’artista era nato a Savigliano nel 1577 da Gabriele Molineri e Lucrezia Dolce, sorella del pittore Giovanni Angelo Dolce; dopo una formazione presso la bottega dello zio compie un viaggio di perfezionamento a Roma, probabilmente da inizio Seicento fino al 1616. Nella città eterna entra in contatto con il vivace panorama figurativo animato da Caravaggio e dai Carracci, le cui influenze sono ben visibili nella tela cuneese. Un anno dopo la realizzazione della superba pala d’altare della chiesa, nel 1626, per Molineri arrivano altre due commissioni: un quadro con lo Spirito Santo da mettere nella cimasa, alcuni quadretti laterali (ora perduti) e gli affreschi nei pennacchi della cupola del coro con i quattro Evangelisti. Essi saranno terminati due anni più tardi come testimonia la scritta sulla pietra ai piedi di San Giovanni: “I. A. Molinerius, Savil. F. MDCXXVIII”. I conti della Confraternita ci dicono che la tela fu realizzata a Savigliano e poi trasportata a Cuneo ai primi di gennaio del 1626; per l’affresco, invece, Molineri dovette venire in città e fermarsi a lungo sui ponteggi della chiesa. Va detto che, in seguito alle trasformazioni subite dall’edificio, si conservano di mano dell’artista solamente i due sui pennacchi più vicini alla parete di fondo (San Matteo e San Giovanni), mentre gli altri due (San Marco e San Luca) sono stati rimaneggiati durante l’ampliamento del presbiterio (1844), dal pittore Toselli sui modelli molineriani.
Negli anni passati, proprio la parte absidale della chiesa è risultata inagibile a causa di una consistente infiltrazione d’acqua, che ha danneggiato uno degli affreschi più importanti: il San Matteo e l’angelo. Si tratta di uno dei capitoli più suggestivi della decorazione della Confraternita, giocato sull’accostamento dei colori primari nelle vesti dei personaggi, legati da un tacito gioco di gesti e di sguardi animato dal Vangelo. Grazie al generoso contributo della Banca di Caraglio, nei mesi scorsi è stato possibile procedere al restauro dell’affresco, con intervento del restauratore Sergio Bailo sotto il controllo dei competenti organi di tutela.

Laura Marino, direttore Museo Diocesano San Sebastiano