Domenica 30 gennaio è la Giornata del Seminario

“Vorrei che a questa giornata venga data la giusta importanza. I giovani si interrogano sul loro futuro; tante volte coltivano sogni grandi e importanti. Hanno bisogno dell’attenzione e della cura di veri educatori. Mi piacerebbe che, almeno una volta nella vita, provassero a pensare all’ipotesi di una scelta radicale per Dio, non escludendo la strada del sacerdozio ministeriale. Sta a noi dare testimonianza della bellezza e della convinzione d’aver ricevuto da Dio la Grazia della chiamata a seguirlo. Diciamolo apertamente che siamo contenti d’aver intrapreso questa strada, di aver scelto di donare la nostra vita a Dio e al suo progetto, al suo Regno”.

Con queste parole il vescovo Piero Delbosco ha scritto al clero e ai religiosi di Cuneo e di Fossano per invitare ad una celebrazione sentita della Giornata del Seminario: qui si può scaricare e leggere la lettera.

Qui sotto pubblichiamo il messaggio del Rettore del Seminario Interdiocesano Cuneese, don Andrea Adamo.

Siamo abituati, ormai, alla logica delle giornate: sono un modo con cui nel nostro tempo proviamo a dare rilievo ad alcuni tratti importanti della vita, ad alcune situazioni particolari, ad alcune emergenze sociali o sanitarie. Le Nazioni Unite, la Chiesa universale e quella italiana propongono molte giornate durante l’anno. Senza dubbio le giornate hanno la nobile funzione di portare all’attenzione e di evidenziare qualcosa, molto spesso qualcuno; non si può dimenticare che quanto è celebrato nella giornata, per alcuni è semplicemente il quotidiano della propria vita. La Giornata del Seminario per le diocesi della provincia di Cuneo non fa eccezione a questo: le comunità cristiane e le parrocchie rivolgono una volta l’anno la propria attenzione e spesso la loro preghiera a quei giovani – al momento nel Seminario Interdiocesano Cuneese che ha sede a Fossano sono cinque (leggi l’intervista) – che stanno vivendo il tempo del seminario per prepararsi a servire come presbiteri nelle loro diocesi. Non si può dimenticare l’ovvio, ovvero che questi giovani sono seminaristi per tutto l’anno e per molti anni, non soltanto una domenica all’anno.

Le statistiche storiche rivelano una decrescita – tutt’altro che felice – del numero dei seminaristi in Italia e in termini ancora più drastici in Piemonte e la provincia di Cuneo non fa eccezione. Nel profondo cambiamento culturale e sociale che stiamo vivendo, il cattolicesimo italiano si vede investito e a volte si percepisce travolto da quanto sta accadendo. Non può essere il tempo della nostalgia dei bei tempi passati e nemmeno il tempo dell’amarezza di chi si sente sconfitto dalla storia e neppure il tempo di chi ostinatamente va controcorrente. È un tempo di fatica e di stanchezza per le nostre comunità cristiane, ma se diventasse il tempo della resa ne usciremo tutti sconfitti. Può diventare l’occasione per cercare le vie per inculturare il Vangelo oggi; non è compito semplice, come non lo è mai stato nella storia. È saggio evitare di complicare ulteriormente le cose con rivendicazioni e accuse reciproche. Se si impara a guardare con un po’ di equilibrato ottimismo, si può ripartire dalla comune fede in Gesù che accomuna tutti laici e presbiteri. È fede condivisa che si rafforza con la testimonianza reciproca: si apprende gli uni dagli altri. Al presbitero spetta la missione di animare la comunità, annunciando il Vangelo e celebrando i sacramenti, curando le relazioni e preoccupandosi di chi fatica, per mille ragioni, nella vita. È evidente che non può fare tutto questo da solo, come è altrettanto evidente che non possa farlo soltanto per sé. Lo farà sempre con i suoi limiti e con le sue qualità.

Gli anni di seminario sono per i giovani in formazione la palestra per prepararsi a questo compito nella consapevolezza della fatica del tempo presente, ma anche nella fiducia. Non renderanno perfette le persone e nemmeno capaci di affrontare qualsiasi sfida pastorale. È tempo per formarsi ad essere uomini che sappiano abitare e interpretare il proprio tempo, sappiano annunciare oggi il Vangelo, consapevoli della situazione complicata di oggi tra desiderio di Dio e indifferenza alla vita. La scelta del versetto del profeta Geremia “Ti ho stabilito profeta per le nazioni” sottolinea la disponibilità da parte delle comunità cristiane e dei presbiteri all’annuncio a tutti del Vangelo, senza costringere nessuno. Potrà emergere il volto missionario della Chiesa, che non è un volto meno perfetto di Chiesa, ma è la condizione per annunciare ad ogni generazione il Vangelo.

don Andrea Adamo
Rettore del Seminario Interdiocesano Cuneese

Clicca qui per leggere la riflessione sulla figura del prete di don Sebastiano Carlo Vallati, padre spirituale del Seminario.