Charles de Foucauld. Gridare il vangelo con la vita

Mentre a fine ottocento, sotto la guida di papi come Pio IX e Leone XIII, i militanti cattolici, con il sostegno di una parte di vescovi e parroci, si organizzavano per la riconquista cattolica delle masse europee scristianizzate, un quasi sconosciuto monaco francese, nel 1897, lasciava la trappa di Akbès in Siria, per vivere a Nazareth e condividere la vita di Gesù, come giardiniere del convento delle Clarisse ed infine nel 1900 si avventurava a vivere nel deserto dell’Algeria dove solo dieci anni prima aveva svolto un’attività di esploratore per conto della Francia. Nel più profondo deserto algerino, a Tamanrasset, venne ucciso a cinquantotto anni, il 1 dicembre 1916, da predoni che lo derubarono perfino della tunica che indossava.
La sua morte venne ricordata da qualche centinaio di conoscenti in Francia ed i suoi sogni di fondare una fraternità in mezzo ai mussulmani, sembrò morire con lui. Solo nel 1933 sei preti francesi, guidati da René Voillaume, iniziarono la comunità dei Piccoli Fratelli di Gesù, ed il riconoscimento pontificio avvenne nel 1968, un triennio dopo il concilio Vaticano II. Nel 1953 apparve anche in Italia la raccolta di lettere di Voillaume “Come loro” sulla vita dei Piccoli Fratelli, che presentava questi religiosi, anche preti, dispersi nei comuni quartieri e dediti al lavoro, al pari dei preti operai, bersagliati dall’autorità ecclesiastica. In pochi anni vennero pubblicati i primi appunti spirituali di Charles de Foucauld ed alcune scarne biografie su questo missionario sognatore, che in pratica non aveva mai convertito nessuno!
Eppure, ora che sta per essere dichiarato santo (il 15 maggio prossimo) è considerato un maestro di vita spirituale della portata di san Benedetto o più ancora di san Francesco d’Assisi, capace di segnare lo svolta di un’epoca. La sua esperienza è stata la sintesi tra la contemplazione ed imitazione della vita di Gesù, da quella nascosta a Nazareth alla sua presenza nascosta e donata nell’Eucarestia, alla fraternità non tanto come regola di vita di un gruppo di religiosi, ma come disponibilità a condividere la quotidianità degli umili nei loro contesti di povertà nei posti più remoti, come il deserto.
Il suo stile si è andato conformando a quello di Gesù nella sua vita a Nazareth. «Sono venuto a seppellirmi qui, a nascondermici, per essere operaio, per guadagnarmi la vita col mio lavoro come Nostro Signore Gesù». Questa è la premessa per farsi fratello di ognuno: «Bisogna bandire da noi lo spirito militante: – Ecco vi mando come agnelli in mezzo ai lupi-, dice Gesù. … Essere caritatevoli, miti, umili, con tutti gli uomini: è questo che noi abbiamo imparato da Gesù».
Già alla vigilia del concilio Vaticano II, nel 1961, era stato pubblicato anche in Italia un consistente volume “Opere Spirituali”, di Charles de Foucauld, riedito più volte, e dopo il concilio, nel 1970, Giovanni Barra aveva ripreso parte di questi scritti con un titolo emblematico: “Charles de Foucauld, gridare il vangelo con la vita”. Don Barra raccolse in ordine alfabetico alcuni temi della spiritualità di fratel Carlo di Gesù accostandoli a pensieri simili di autori quasi a lui contemporanei: da Teilhard de Chardin a padre Peyriguère, Primo Mazzolari, Simone Weil e Madeleine Delbrêl … Era un modo vivace di indicare le vie nuove che l’annuncio del Vangelo stava prendendo, come prime note di una sinfonia che lo Spirito Santo stava facendo risuonare in una chiesa ancora affannata ad organizzare schiere di militanti.